Caro vita, cari prezzi. Per le, sempre più povere, tasche degli italiani non c’è tregua, i “buchi” sono sempre più cavernosi. E i consumatori siamo noi, lardellati, avvolti,soffocati,mandati al pascolo dalla pubblicità, ma costretti a servire il mercato con obsolescenza e rinnovamento continui. Così il mercato gira, il mattone tira e l’inganno universale domina per moltiplicare i profitti, ma quelli degli altri. E più che consumatori ci sentiamo consumati, dalle aspettative, dalle speranze, dalle attese, dal nuovo. E più l’autoinganno è scoperto più continuiamo ad essere ingannati, perché la cultura di massa è fatta così, sembra preferire l’illusione alla ragione, l’inganno alla ricerca della verità. Ma poi la verità dove sta? Una c’è e ci fa arrancare per farci arrivare alla quarta settimana del mese che ci dice che i conti non tornano quasi mai, sia i nostri, quelli personali, sia quelli statali. La cassa piange sia nel piccolo, sia nel grande. Il risanamento dei conti pubblici potrebbe – così dicono – rappresentare una premessa sulla cui base il governo può perseguire il bene comune dei cittadini. In effetti solo una volta che la cassa è in equilibrio si può pensare alla gestione dei conti e a come spenderli. Purtroppo ancora – da molti anni – non è trasparente su tutte quelle variabili che incidono sul reddito e noi “consumatori” possiamo solo assistere passivamente ed infervorarci, se vogliamo, davanti alle battaglie politiche sulla diminuzione o meno delle tasse. In un’emergenza come questa in cui stiamo vivendo ci si può solo aggrappare alla speranza di un demiurgo che operi il miracolo del salvataggio. Intanto che aspettiamo che qualcuno, alla fine, ci salvi (sappiamo poi i “danni” che ci procurano i “nostri salvatori”) siamo costretti a percorrere l’impervia strada del “comprare”.
Letizia Stortini, scritto nel 2005