“Qui non è Hollywood” è un libro che viene dalle viscere di chi ha toccato il fondo, una storia urgente, raccontata in modo ironico e accattivante.
L’autore è Alberto Gregorini, senigalliese, con un trascorso lontano di tossicodipendenza che, a un certo punto della sua vita di eroinomane, decide di farsi assistere da un centro di accoglienza per tossicodipendenti: il libro è la storia della sua permanenza in questo luogo, di quello che è successo lì dentro e delle persone che lo abitano, delle innumerevoli tentazioni alla via-di-fuga-eroina, di reintegrazione, di solitudine e d’amore.
C’è davvero di tutto, nel microcosmo del Centro. Ma è anche la storia di una “comunità” di persone unite da un unico male, da quello stesso demone che li ha seguiti fino a lì e che non li lascerà in pace finché non saranno in grado di seminarlo una volta per tutte. Eppure non c’è niente di definitivo in questo racconto, non ci sono risposte né facili approdi, c’è solo un uomo che vede e che sente – quello che gli succede e quello che accade intorno a lui – a cuore aperto, con una sensibilità tale e un’intelligenza emotiva che gli consentono di catturare la luce e il buio che queste persone si portano dentro, un vero e proprio atto di pietas per se stesso e per gli altri come lui. E sebbene in storie del genere il buio sia più forte della luce in questo libro c’è talmente tanta vitalità da rischiare quel nero e infonderlo di senso, laddove i colori si sciolgono nel cucchiaio assieme all’eroina e la “vita fuori” che non vuole saperne di stare al passo coi sogni è una preoccupazione di troppo.
Qui non è Hollywood, è tutto vero, baci e sorrisi e drammi, ci ricorda Gregoriani, ogni emozione è reale, viscerale anzi, qui non c’è spazio per fingere che le cose che abbiamo siano sufficiente a tutelarci, ma c’è condivisione profonda, e partecipazione all’altrui malessere e all’altrui gioia, perché sono di tutti nel bene e nel male.
Consiglio con calore questo libro accorato e sincero non solo a chi ha avuto trascorsi di questo tipo, ma anche e soprattutto a chi se ne è tenuto sempre lontano, per aiutarlo a comprendere questo profondo malessere che tocca moltissimi giovani e meno giovani, che ci tocca da vicino in quanto amici e parenti; questo libro è l’insegnamento di un’esperienza vissuta nel dolore ma che lo trascende con ironia, consapevolezza e necessità di raccontarsi.
Enrico Carli