CHE FINE HANNO FATTO I QUADRI DEL LICEO PERTICARI?
TRAFUGATE OPERE DI VALORE A SENIGALLIA
Intricata, intricatissima vicenda quella che vede coinvolte più parti. Il liceo Classico Perticari, il Comune di Senigallia e la Provincia di Ancona, che hanno titolarità della custodia di Palazzo Gherardi e il movimento “Salviamo il Classico”. E’ così difficile districarsi e distinguere quella che comunemente viene chiamata “terza strada”, della ragionevolezza e del buon senso e trovare la conciliazione d’intenti che esula dai “giochi di corrente”.
E intanto, con molta cautela di giudizio, vediamo i fatti. Questo è quanto sappiamo, e se è ancora poco (e lo è), il molto che manca non verrà certo alla luce per la meccanica attribuzione di colpe:
CRONISTORIA DEI FATTI
Maggio 2001: Il Liceo Classico Perticari si trasferisce dalla sua sede di Palazzo Gherardi all’attuale sede provvisoria di via Rossini.
Salto temporale fino alla data del 19 Marzo 2004 quando un giovane studioso di arte, con il permesso del Preside entra, accompagnato da una inserviente, a Palazzo Gherardi per lo studio di alcuni dipinti e, interrogato, dirà poi di aver trovato tutte le opere al proprio posto.
10 Dicembre 2004: gli insegnanti prof. Giulio Moraca e Prof. Roberto Coppola (che saranno tra i fautori del comitato “Salviamo il Classico”) decidono di compiere un sopralluogo nei locali che hanno ospitato per oltre cinquant’anni il liceo Perticari. Lo scopo è quello di controllare lo stato del patrimonio artistico e storico e verificare la possibilità di un recupero del materiale scientifico e didattico. Chiedono l’autorizzazione all’assessorato ai Lavori pubblici ed entrano nella sede insieme all’assessore Maurizio Mangialardi, al comandante della Polizia Municipale, Flavio Brunaccioni e ad un vigile urbano. Tutto è regolare, nessun segno di effrazione all’ingresso. Lucchetto nel cancello d’ingresso sui Portici Ercolani, che aveva posto la inserviente dopo la visita insieme allo studioso d’arte in Marzo. Ai loro occhi si presenta una scena disarmante, tutti, compresi l’assessore Mangialardi e il comandante Brunaccioni, esprimono profonda meraviglia davanti a ciò che al momento risulta assolutamente inspiegabile.
Le 25 opere (18 tele, 6 stampe e stemma sabaudo), le fotografie storiche compresa quella di Giosuè Carducci risalente al 1876 e quelle che ritraevano gli studenti degli ultimi venti anni appese nei corridoi e il busto di Giulio Perticari. Tutto sparito!
E’ stato in seguito rettificato dal Comune che non è stato grazie al sopralluogo voluto dai professori Moraca e Coppola che l’Ente Comunale ha fatto l’amara scoperta. Già un mese prima, l’8 Novembre 2004, il Comune aveva verificato che le tele non erano più al loro posto.
Sui giornali non appare nulla. Nessuna notizia della sparizione dell’inestimabile patrimonio culturale non solo del Liceo ma, soprattutto, dell’intera città di Senigallia.
Dal sopralluogo del 10 dicembre, il prof. Giulio Moraca sollecita continuamente l’assessore Mangialardi recandosi spesso nel suo negozio di erboristeria a Marzocca.
Inizio Febbraio: Mangialardi comunica a Moraca che le opere sono state ritrovate e custodite presso il Museo dell’Informazione di Senigallia, diretto dal prof. Carlo Emanuele Bugatti che nega la notizia e asserisce che al Museo era stato portato esclusivamente il busto di Giulio Perticari (l’unica opera rinvenuta).
Si constata che nessuno aveva disposto alcun trasferimento delle opere d’arte.
25 Febbraio: il Comune presenta formale denuncia ai carabinieri. Da questo momento si attivano tutte le procedure d’intesa con tutti i soggetti istituzionali coinvolti , Comune, Istituto Scolastico perticari e Provincia di Ancona. Il Comune – si apprenderà poi dalla stampa, perché poi sui giornali la notizia è esplosa ridondante – una volta verificata la mancanza delle tele, ha svolto una verifica interna per scoprire in quale struttura il materiale fosse stato erroneamente sistemato. E poi dopo aver constato con certezza l’effettiva sottrazione delle opere – è quanto si legge su di un comunicato – l’Ente ha presentato formale denuncia ai Carabinieri e non ha provveduto a rendere pubblica la notizia al fine di non pregiudicare la riservatezza e l’efficacia delle indagini.
Discordante l’opinione dell’avvocato Roberto Paradisi, legale rappresentante del comitato “Salviamo il Classico” (intervista realizzata il 15 aprile)
13 Aprile: Nella sede attuale del Liceo di via Rossini le sei stampe di Balzar risalenti agli anni Venti dell’800 e il vessillo sabaudo sono state ritrovate in uno scatolone
“A tutt’oggi sono state ritrovate le sei stampe di Balzar, autore dell’800 e la bandiera sabauda, monarchica del regio Liceo Perticari a cui noi studenti del Liceo tenevamo moltissimo”, dichiara Paradisi, “Ricordo l’aneddoto di quando pensionato il Preside Amati, il preside successivo, forse per paure sanculotte, giacobine la fece sparire e la nascose a chiave in un cassetta della Presidenza. Quando arrivò il preside Leotta, l’ultimo dei grandi presidi del liceo, noi rappresentanti degli studenti chiedemmo con una petizione che fosse riesposta. Così fece. Quando se ne andò Leotta, scomparve nuovamente. E’ stata ritrovata oggi. Evidentemente fu nascosta e finì insieme a tutto il materiale imballato”.
Ritrovate le sei stampe e il vessillo, mancano ancora le 18 tele. Con tutte le precauzioni del caso e tenendo conto della delicatezza e della riservatezza delle indagini. Posso chiedere che fine hanno fatto?
“Sono state chiaramente trafugate da qualcuno ma, soprattuto, a mio avviso e dei professori Moraca e Coppola, difficilmente sono sparite tutte in una volta sola. Non ci sono segni di scasso. Qualcuno è entrato con le chiavi. E qualcuno gliele ha consegnate”.
Chi aveva le chiavi?
“Il Comune, il Liceo Classico, la Provincia”
Le finestre che danno sul cortile interno del Palazzo sono state trovate aperte. Un Indizio.
“Impossibile che i ladri siano passati da lì, visto che non sono stati trovati segni di effrazione. Per entrare nel palazzo Gherardi due sono le possibilità, o entrare da fuori con un lunga scala, ma qualcuno se ne sarebbe accorto – quindi è da escludere – o entrare dal cortile interno. Per entrare qui bisognava aver forzato una delle porte di accesso al cortile che sono una della Banca Popolare – che risultò sì forzata, ma dall’interno per fare un furto in banca – e le altre porte sono di due negozi che non hanno mai denunciato alcun ingresso furtivo di scasso. La quarta e ultima porta è quella del liceo. L’ipotesi è che i ladri siano entrati con le chiavi e si siano calati dalle finestre interne, per questo risultate aperte, e siano scesi nel cortile per poi entrare in banca”.
Allora c’è un probabile collegamento tra il furto al liceo e il furto in banca? Ma il tentato furto in banca quando avvenne?
“No, escluderei il collegamento. Il tentativo di furto avvenne a fine agosto, durante il periodo della fiera. Non apparve su alcun giornale. Indica un dato importante. Tutti i proprietari che insistono sul Palazzo sono stati informati e sicuramente anche il Comune, proprietario della maggior parte dell’edificio. I ladri entrarono in banca dal liceo. Dunque il liceo era vulnerabile. Per cui si doveva già allora provvedere a mettere le opere al sicuro. Il Comune venne a sapere della sparizione delle tele l’8 Novembre. Uno dei primi dirigenti a saperlo Mandolini e poi Ratiglia, direttore generale. Cosa è accaduto dai primi di Novembre fino al mese di febbraio? Nulla. Si fa finta di niente. Non si denuncia il fatto alla compagnia assicurativa dell’Ente. Il dato peggiore è che non si presenta denuncia ai Carabinieri. Viene fatta solamente il 25 febbraio perché due giorni prima, il 23, i prof. Moraca e Coppola allertano Mandolini affermando di voler andare fino in fondo e dicono di voler fare passi ufficiali”.
Ma che motivo avrebbe avuto il Comune per non presentare denuncia? E’ la principale parte danneggiata. Le opere sono state quasi tutte inventariate con l’etichetta comunale. Sono di proprietà comunale.
“Il motivo è l’accusa di negligenza violenta. Non si abbandona una struttura pubblica con un patrimonio inestimabile all’interno. Il Comune fin dal maggio 2001 – data in cui il liceo se ne andò da Palazzo Gherardi – aveva il dovere di prelevare tutte le opere, imballarle, salvaguardarle e garantirne la sorveglianza continua. Se ne sono accorti quando hanno visto era scomparso tutto. Tra l’altro, e questo nessuno l’ha detto, un bidello per caso ha scoperto che non c’era più il materiale. Non volevano farlo emergere, prima di tutto perché si era sotto elezioni”.
Benedette elezioni.Un fatto così serio strumentalizzato dalla politica rischia di far perdere di vista la realtà dei fatti. Non è chiaro il perché l’exploit si avvenuto proprio sotto elezioni.
“Io personalmente il fatto l’ho denunciato quando l’ho saputo. I due professori sono venuti da me dopo la data del 24 febbraio. Il tempo di brevi indagini, il recupero delle fotografie del materiale scomparso ed esattamente il 9 marzo ho presentato l’esposto”.
Legalmente quali sono i passi che farete?
“Indagini difensive. Non è da escludere che, con le facoltà del codice di procedura penale, potremo chiamare a testimonianza i dirigenti del Comune per interrogarli. Su questa storia dobbiamo andare fino in fondo. Qualcuno dovrà pagare. Su questo diamo fiducia alle autorità competenti. Noi del comitato “Salviamo il Classico” ci riserviamo di costituirci parte civile. Chiederemo un congruo risarcimento dei danni che verrà devoluto ad opere ed iniziative destinate alla valorizzazione della cultura classica”.
Letizia Stortini
Tra le opere sparite vi è il ritratto del marchese Fagnani (risulta l’unico ritratto conosciuto esistente a Senigallia). Opera questa riprodotta da Alberto Polverari in “Senigallia nella storia” (vol. 3). Ma non solo. Vi è un ritratto della seconda metà del 700 di Ludovico Merlini, il delegato apostolico che ebbe l’incarico di visionare i progetti del secondo ampliamento di Senigallia. E ancora: una fotografia storica di Giosuè Carducci risalente al 1876 quando il poeta fu ispettore al Regio Liceo “Perticari” e scrisse gli indimenticabili versi su Senigallia. Per non parlare delle stampe storiche del Balzar risalenti agli anni venti del 1800 e del ritratto del conte Gherardi, delle foto di due presidi di inizio 900 e della leggendaria fotografia di insegnanti e preside del 1895 che era custodita, come una “reliquia” storica e spirituale, in Presidenza. Per non parlare del vessillo del Regio Liceo “Perticari” custodito in Presidenza. Sono state trafugate anche opere di rilevanti dimensioni come la “Rebecca al Pozzo” del lascito Gherardi, tela che occupava una buona parte della parete sul lato est della ampia Aula Magna del “Perticari”.
ALTRI FURTI D’ARTE NELLO STESSO PERIODO
Nello stesso periodo fu rubata alla Chiesa del Porto di Senigallia la tela “Madonna del latte” o “Madonna di Costantinopoli”. Molto venerata in Oriente. Secondo la tradizione portata dopo la battaglia di Lepanto. Un dipinto di considerevoli dimensioni e portata con una cornice di legno notevolmente pesante. Misteriosamente scomparsa.