A PALAZZO BISACCIONI DI JESI
L’ARTE CONCETTUALE DEGLI ANNI’70
DA COLLEZIONI PRIVATE
Succosa e stimolante anteprima, in conferenza stampa per i giornalisti , di presentazione della mostra dal significativo titolo “La densità del vuoto – Gli anni ’70 dell’Arte” allestita con cura e lodevole intento dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi negli spazi prestigiosi al piano terra del rinascimentale Palazzo Bisaccioni in piazza Colocci, nel centro storico della città federiciana. Dopo il benvenuto ed i ringraziamenti da parte del dr. Mauro Tarantino, segretario dell’attivissima Fondazione, ai presenti, ai collezionisti prestatori ed allo staff tecnico operativo per l’eccellente esposizione realizzata in poco tempo, la parola è passata a Giancarlo Bassotti, curatore della mostra in collaborazione con la Galleria Gino Monti di Ancona.
Il curatore ha subito sottolineato il fatto che le opere in esposizione mai viste dal pubblico sono state generosamente prestate da tanti meritori collezionisti privati, consentendo quindi di far conoscere ed apprezzare diversi artisti italiani e stranieri, protagonisti dell’arte concettuale nel rivoluzionario decennio a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta grazie alla loro libera, innovativa e coraggiosa indagine di ricerca sperimentale che portò nuovamente alla ribalta internazionale, dopo l’avanguardia del Futurismo nei primi decenni del Novecento, il panorama artistico e culturale italiano. Avallando il discorso e la tesi del sottoscritto, che in quel decennio fatidico contrassegnato come “gli anni di piombo” viveva ed operava tra Milano e Bergamo come docente ed appassionato di arte ed eventi culturali, Giancarlo Bassotti ha riconosciuto che l’arte povera e l’arte concettuale di quel turbolento e tragico periodo storico sono state poco conosciute e valorizzate a causa del terrorismo politico e dei disordini sociali che misero a soqquadro l’intera penisola e lo sono tuttora. La Fondazione, pertanto, attraverso la rassegna di oltre cinquanta straordinari quadri, affiancati da sculture ed installazioni, vuole colmare questa lacuna storica e far conoscere meglio al pubblico ed alla critica alcuni artisti marchigiani per nascita o adozione, tra gli altri italiani e stranieri presenti nel percorso espositivo, quali lo scomparso anconetano Gino De Dominicis, Eliseo Mattiacci, nato a Cagli, Claudio Cintoli, stabilitosi a Recanati già da ragazzo, Pierpaolo Calzolari, che si divide tra Fossombrone e Lisbona, nonché l’arguto e simpatico artista maceratese Ubaldo Bartolini, seduto proprio a fianco del curatore e sollecitato dallo stesso a fare un breve excursus sugli artisti internazionali ed italiani protagonisti storici del fenomeno dell’arte povera e dell’arte concettuale. L’artista Bartolini (la cui opera “Pennello” 1972 è fedelmente riprodotta nella copertina del pregevole ed imperdibile catalogo ), esponente di rilievo dell’arte concettuale nei primi anni ’70, definiti dal curatore Bassotti come il periodo più importante del secolo scorso per i riflessi e le influenze determinanti sull’arte contemporanea, ha messo in rilievo l’attività concettuale e la produzione artistica di figure chiave quali Joseph Kosuth e Sol Lewitt negli Stati Uniti, di Joseph Beuys in Europa, di Alighiero Boetti e Gino De Dominicis in Italia, senza tralasciare Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Mario Merz, esponenti di spicco dell’Arte Povera che in quel decennio reinventano in modo radicale il linguaggio delle arti visive con l’uso libero e smaliziato di differenti tipi di materiali e tecniche compositive, dando primaria importanza alla fase ideativa e progettuale piuttosto che all’esecuzione realizzativa dell’opera. “Gli anni ’70 – ribadisce con vigore e convinzione Bartolini, presente in mostra con due sue originali e sorprendenti opere – sono stati davvero determinanti perché si era capito che l’arte poteva fare a meno dell’oggetto e puntare soprattutto sull’idea: da qui si susseguiranno esposizioni innovative con oggetti qualsiasi prodotti in funzione di un’idea. Arte povera- ricollegandomi al titolo e concept della mostra “La densità del vuoto” ed alle recenti affermazioni del critico e storico dell’arte Germano Celant – significa, infatti, arte priva di estetica.” Al termine del suo esaustivo ed applaudito intervento, l’artista maceratese, molto conosciuto a livello internazionale e presente con sue opere in molti musei e gallerie del mondo, ad una domanda specifica del sottoscritto sui centri propulsori in Italia del movimento artistico in questione negli anni ’70, specifica che Roma fu sopra tutti (rispetto a Milano e Torino) il luogo catalizzatore di incontri, di aggregazione, di sperimentazione e di prolifica produzione di tanti artisti stranieri, italiani e marchigiani, presenti ora fortunatamente in questa coraggiosa ed innovativa rassegna fortemente voluta dalla Fondazione e proposta al pubblico jesino, del territorio marchigiano e, si spera naturalmente, ad un cospicuo numero di visitatori ed appassionati d’arte italiani e stranieri. Auspicio questo espresso con convinzione dal gallerista Gino Monti di Ancona e condiviso senza alcun dubbio dai giornalisti ed ospiti nelle Sale Museali, che dopo un ampio e costruttivo dibattito con i relatori si sono poi soffermati a visionare attentamente tutte le opere di ben 27 artisti negli ampi spazi espositivi.
a cura di Vincenzo Prediletto
La mostra, inaugurata ufficialmente venerdì 30 giugno alle ore 18, a cura di Giancarlo Bassotti con testo critico in catalogo di Gabriele Perretta, sarà fruibile ad ingresso gratuito fino al 24 settembre. Orari di apertura: lunedì- domenica 9:30 – 13 / 15:30 – 19:30
Visite guidate gratuite su prenotazione – tel.0731 207523 – email: info@fondazionecrj.it –
www.fondazionecrj.it – Ufficio Stampa : Maria Chiara Salvanelli – mob. +39 333 4580190
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