FIGURASTRAZIONE – Due poli della contemporaneità
Patrizia Palazzetti, Andrea Franceschini, Pico Romagnoli
27 OTTOBRE – 27 NOVEMBRE 2017
Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, Cagli (Pu)
Ingresso libero
Aperto tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00
Tre personalità artistiche in dialogo tra di loro
“Figura e Astrazione” è un titolo sommario, nel senso letterale del termine, che indica due estremi, le due polarità attorno alle quali si dispongono le esperienze artistiche della Contemporaneità. Ma, forse perché attratti dall’elementare legge della fisica, per la quale i “poli opposti” si attraggono, noi stessi siamo attratti da quella forza di attrazione formale, espressiva, emotiva che scompagina i canoni e le categorizzazioni, le contrapposizioni e le semplificazioni: in quella “terra di mezzo” ogni volta unica e originale che è l’opera d’arte, luogo dove forma e figura, materia e segno, differenza e ripetizione non confliggono ma si ricongiungono nella esperienza estetica del bello. […] Un percorso di segni e figure, materia e colore, superfici e volumi, “singolare” nella poetica e pratica di ciascuno dei tre artisti, “plurale” nella valenza corale e armonica della quale si fa esperienza in questo transito senza soluzione di continuità, tra una stanza e l’altra
(Sandro Pascucci)
Sul tema della mostra, per cominciare, ho ritrovato due parole che non si pronunciano tutti i giorni: sincrasi e aplologia, da intendere come “parole macedonia” (Migliorini, 1949) unite a formare un neologismo. Immagino che domani le avrò già dimenticate, a meno di non provare a rigenerarle come mescolanza l’uno, snellimento l’altro. A volte la macedonia associa sapori affini come fantascienza o cantautore; altre volte opposti, come tragicomico o dulcamara.
Le due che l’ideatore della mostra ha fuso in una per darle un titolo unificante, condividono una A, che non appare né privativa né oppositiva, ma connettiva. Si intuisce un verso della nuova parola, che va da sinistra a destra: perché se figura esiste è grazie a un’astrazione che la comprendiamo; e se astrazione esiste, è astrazione da cosa? Quell’ A è in realtà un Ad per la figura e un Ab per l’astrazione. Non necessariamente, da Kandinski in poi, esiste un rapporto sequenziale tra figura e astratto, se non per vicende che inducono a riconoscimenti: cercare l’astratto nella figura e la figura nell’astratto.
A sindromi del genere si è appena accennato nella presentazione plurima della mostra; poi, le stanze fanno piazza pulita di ogni supposta polarità, ed è stato un bene che si potessero osservare col minimo dei presupposti i tappeti insieme ammirati e violati di Billy, le trame di una Aracne liberata dai modelli dell’ordito, i corpi di Pico pieni di vuoto, e abbandonarsi a quello che nella percezione la critica solidamente disdice come non decorosa: il piacere del colore pieno sulla porta, del telaio scansionato e scomposto, della forza tematica di quel teatro figurale che è la scultura di Pico.
In tutti e tre gli artisti è tratto comune l’opera come manifesto del lavoro che la rende viva. Sia che non dimentichi i tappeti tunisini di Klee, sia che li decomponga in strati di manto stradale, sia che si cerchi il dentro con la mente di quei fuori, ognuna di queste figurastrazioni sembra mettere in mostra non ancora conclusa l’opera di di la compore. Significanza sottile o strazio amoroso, gusto e disgusto, perdita di una guida e suo ritrovamento. Opere davanti alle quali lo spettatore si ritrova più fraterno e più vero.
(Leonardo Badioli)
caro Leo questo articolo è bellissimo non avevo dubbi che una tua presentazione non sarebbe stata banale ma qui sei sorprendente: per pertinenza, chiarezza sintesi e composizione della pagina. grazie