Il dottor Battaglioni, di nascita bolgnese, era un nostro concittadino d’adozione come medico comprimario nella città di Senigallia alla fine del Settecento. Era uomo di notevole cultura, legato saldamente al buon metodo antico che voleva “innanzitutto non fare danni”; e per la sua mentalità conservatrice appariva disgustato dai metodi di un giovane chirurgo emergente, il dottor Tommasini, al punto che, vecchione vecchione, lo sentivano a volte borbottare, scuotendo la testa: “Ne ha ammazzati più lui che Napoleone in tutte le sue campagne”.
Il danno provocato alla salute, o addirittura la morte sopravvenuta in seguito e per causa di un intervento medico si chiamerebbero oggi “iatrogenesi”, e la sperimentazione medica è per l’appunto indicata come una delle possibili cause di danno iatrogeno. Esiste in realtà una declinazione abbastanza estesa di questo genere di danni. Essi possono derivare da errori medici o chirurgici, negligenza o procedure difettose, interazione non ben valutata tra i farmaci somministrati e sottostima dei loro effetti; diagnosi parziali o intempestive, infezioni ospedaliere. Esempio emblematico di danno causato dalle cure sono gli effetti non voluti di alcuni trattamenti medici come la chemioterapia, che possono provocare anemia, vomito, nausea e danni cerebrali.
C’è da dire per contro che esiste ormai una diffusa consapevolezza di questo genere di rischio; ed è proprio l’attenzione al problema che mette in luce la sua forte incidenza. Negli Stati Uniti, dove il monitoraggio del danno iatrogeno è particolaremte accurato, la iatrogenesi è riconosciuta come terza causa di morte dopo l’infarto e il cancro.
E’ evidente che, dove non esiste una così attenta valutazione del possibile errore medico, la reazione del paziente-cliente non si concretizzi in un’azione meditata di rivalsa, ma tenda a sfociare in un malessere diffuso e risentito che mina profondamente l’atteggiamento di fiducia che ogni persona dovrebbe avere verso il sistema medico deputato a curarlo. Una maggiore frequenza del contenzioso non attesterebbe soltanto una particolare fallacia della prestazione medica, ma anche una più diffusa consapevolezza di un problema che porta in sé un carattere in qualche modo inevitabile qual è appunto l’errore umano. Se dunque avviene che in Italia più di diecimila pazienti all’anno presentino denunce contro i medici, crediamo che la preoccupazione del legislatore dovrebbe volgersi più verso la causa del disagio che non a limitare la legittimità e dunque la frequenza delle rivalse. Ci si può anzi rallegrare che ci sia reattività, dove in tempi meno recenti quelle stesse denunce sarebbero affondate nel fatalismo e nella frustrazione.
Ci siamo chiesti allora quale incidenza statistica potesse avere l’errore medico nel nostro territorio. Capita spesso, infatti, di ascoltare racconti di autentiche odissee ospedaliere; anzi, si può dire che ogni persona disponga di una sua particolar esperienza – spesso negativa e mortificante – del percorso ospedaliero. E’ evidente che il narratore dei propri guai raramente è all’altezza di analizzarne con competenza le cause e le ragioni; tuttavia, nell’ottica aziendale che il sistema medico locale ha ritenuto di voler assumere, il giudizio dell’utente è da tenere in considerazione come un aspetto decisivo per la valutazione della prestazione erogata.
C’è poi un motivo occasionale che ci induce ad affrontare la questione: il responsabile del Tribunale del Malato presso l’Ospedale di Senigallia, Umberto Solazzi, è uscito con alcune puntualizzazioni di particolare interesse – riguardanti principalmente la vetustà di alcune macchine per l’ecografia. Ci siamo dunque rivolti a lui per conoscere più direttamente l’opera che va svolgendo il Tribunale. In realtà Umberto è doverosamente parco di interventi pubblici, per l’ovvia riservatezza che si deve nei confronti dell’attività ospedaliera, dove c’è gente che lavora e in molti casi lavora molto bene, e verso gli stessi ricorrenti presso il Tribunale.
Del resto dove, se non al Tribunale, potremmo attingere informazioni sull’incidenza che può avere l’errore o la trascuratezza nella nostra struttura sanitaria? Oltre a tutelarsi acquisendo il consenso del paziente nei confronti delle cure prestate, e a coprirsi con una mega assicurazione, l’Azienda non fa molto per monitorare il possibile errore: avevano messo delle buste per recepire consigli, ma erano regolarmente piene di parolacce, e gli schemi volti a conoscere la soddisfazione dell’utente non sono certamente capaci di rendere conto di fatti complessi come quelli relativi alla iatrogenesi.
Ma è proprio per sottrarre una simile questione all’approssimazione e al sentito dire che conviene attingere a una fonte informata e competente come qulla del Responsabile del Tribunale del Malato, Umberto Solazzi.
“Nell’arco di un anno la sezione di Senigallia del Tribunale del Malato ha registrato circa 240 ascolti, 55 dei quali si sono conclusi con una segnalazione firmata. C’è tanto ritegno da parte dei cittadini nel rivolgersi al Tribunale: per fatalismo, o anche per paura di eventuali ritorsioni, presenti o future”. Ritegno immotivato secondo Solazzi; perché “se i medici sanno che sei passato attraverso il TdM sono più attenti, hanno un occhio di riguardo”. Il più delle volte infatti l’azione del Tribunale consiste nell’informare il primario del reparto delle lamentele che gli sono pervenute, e nel sollecitare un miglioramento del servizio. Qualche raro ricorrente l’ha messo per iscritto: “Sono rimasto soddisfatto dell’esito ottenuto dall’azione perché da quando hanno saputo che mi sono presentato da Lei hanno avuto più riguardo nei confronti del mio parente ricoverato”. Per converso però si potrebbe dedurne che simili risultati non dovrebbero attendere l’azione di ricorrente perché fossero ottenuti.
Nel caso di un vero contenziono con implicazioni di risarcimento danni, invece, il Tribunale si vale di un medico legale indipendente, un professore dell’università di Padova, che non prende un centesimo e viene pagato della sua opera salvo buon fine. Va da sé che la selezione sia forte e che le istanze selezionate vadano regolarmente a buon fine. “Per il resto io chiedo la relazione dei medici e mi devo fidare di loro”.
Domandiamo a Solazzi che tipo di istanze sollevano in genere quelli che si rivolgono al Tribunale del Malato. Soltanto per la lunghezza dei tempi di attesa? Nessuno è venuto a segnalare che in parecchi casi la visita non a pagamento è molto più sbrigativa di quella in cui si paga? E poi: nessuno ricorre per danni ricevuti da errata prestazione medica o infermieristica? Non occorre mai nessuno dei casi che vengono indicati come iatrogenesi: diagnosi errata o tardiva, incuria, somministrazione inadeguata di farmaci?
La risposta è che sì, un certo numero di segnalazioni che hanno qualche fondamento riguarda il comportamento scorretto del personale medico e paramedico. A causa di un risultato negativo? Qualche volta. Ma più spesso di tratta di cattiva comunicazione, e soprattutto di cattiva informazione. Su cosa? Sul percorso che il paziente dovrebbe, o avrebbe dovuto fare. La cattiva informazione può produrre degli errori.
“Per il resto molti ascolti riguardano persone che si lamentano impropriamente, che ne so, gente che si lamenta per le lunghe attese al Pronto Soccorso avendo in mano un codice bianco, ossia cose di gravità così infima da non necessitare di nessuna urgenza.
Chiediamo se non sarebbe meglio che il triage, la valutazione immediata delle gravità del danno, fosse fatto da un medico, e lui risponde che a sua parere sì, ma che qui tutto è basato sui costi, si risparmia più che si può e non è fattibile che al triage provveda un medico.
La preoccupazione principale quando si parla di queste cose è, anche da parte sua, non mettere il cittadino in allarme. “Questo è un buon ospedale e nostro compito è creare un clima collaborativo. Piuttosto la battaglia va fatta nei confronti dei politici, perché qui ci stanno stringendo da Fano, da Pesaro, da Jesi, Fabriano, Ancona. Da noi ci sono belle nicchie, ci sono eccellenze…” – e noi lo aiutiamo a sbilanciarsi almeno a favore di qualcuna, pur senza chiedere parzialità – “… il Chirurgo, il Gastroenterologo, la dottoressa della Medicina Generale, e il responsabile della diagnostica per immagini è presidente nazionale degli ecografisti…”
Ringraziamo Umberto Solazzi per la disponibilità, ma resta l’impressione che una materia come quella della iatrogenesi – complessa, difficile da ammettere a causa di comprensibili autotutele, sia destinata a restare ancora a lungo affidata a una narrazione non scientifica e non efficace; né esiste un giornalismo medico che possa trattare serenamente e in modo professionalmente competente cose che stanno a cuore a tutti. Eppure in certi giorni, in particolare festivi, nel Pronto Soccorso dei grandi ospedali l’afflusso principale è spesso dato da persone riconosciute affette da danno iatrogeno….
Leonardo Badioli