Resuscitare le “grazie”
Non è solamente per l’ammissione di una certa debolezza costituzionale dell’illustre e antico proverbio “il fine giustifica i mezzi” che noi sentiamo un’avversione che riguarda le forme cosiddette private della violenza. Certo, alcuni di noi, non sono in grado di intendere la nobiltà dei principi che insegnano a perdonare le offese, a guardare gli altri con amore e alla rinuncia. La violenza può essere fisica o morale quando consiste nella minaccia di un male ingiusto, è causa di annullamento del contratto con il coniuge, o un discendente, per i loro beni. La violenza si esercita anche per il diritto di resistenza nei confronti del tiranno o del potere illegale. Più brutale ancora, quando viene adoperata contro la dignità spirituale dell’uomo, da parte di alcune nazioni, si uccidono e si torturano cattolici servitori della chiesa. O il caso assai sconcertante di quel ragazzino in provincia di Firenze che telefona ai carabinieri per arrestare il padre che molestava e picchiava la madre, perseguitandola. In questi ultimi giorni sono accaduti atti brutali di violenza (in provincia di Caserta un finanziere ha ucciso la moglie e la sorella di quest’ultima a colpi d’arma da fuoco. In una residenza sanitaria per anziani, con gravi disabilità psichiche, trasformata in una sorta di lager dove gli ospiti venivano picchiati con calci e pugni ed insultati.)
Nessuna città brilla per pubblica moralità. Il punto però, qui, non è quello di aggiungersi a facili denunce, ma di cercare finalmente una risposta appropriata da parte della classe politica, delle istituzioni, delle forze dell’ordine e dei cittadini rispetto al grave fenomeno della violenza. Occorre una svolta nella cultura italiana. La scuola è un settore importante nell’educare le nuove generazioni. Così pure la famiglia.
Tutti insieme dobbiamo promuovere identità e rispetto. Sopratutto bisogna resuscitare le “grazie”, una delle parole più longeve che ha accompagnato intere generazioni, donando gratitudine e gentilezza. Così operando, a mio modesto avviso, si possa a poco a poco eliminare la violenza.
Duilio Marchetti