Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma
A tre anni dal terremoto del 2016 tornano nei “luoghi del sisma” 51 opere d’arte restaurate a cura di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, con il supporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e il contributo della Regione Marche, destinato agli eventi espositivi e alla valorizzazione e promozione del territorio e del suo patrimonio culturale.
La prima delle tre tappe previste per la mostra itinerante – che intende raccontare e illustrare i risultati di questa campagna di restauri – sarà Ascoli Piceno, città posta nell’area del ‘cratere’, presso il Forte Malatesta, nei suggestivi ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane, dove verrà esposta una significativa selezione di 37 opere.
Il 24 novembre si inaugura al Forte Malatesta di Ascoli Piceno la mostra Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma a cura di Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, frutto della convenzione siglata da ANCI Marche e Pio Sodalizio dei Piceni nel 2017, con cui si è avviato un importante lavoro di recupero delle opere d’arte danneggiate e ora, a tre anni di distanza, tutto è pronto per mostrare i risultati ottenuti.
In collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, è stato individuato per il recupero e il restauro un nucleo di 51 opere marchigiane di proprietà di 17 differenti Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
La vicepresidente della giunta regionale, Anna Casini, intervenuta oggi alla conferenza stampa di presentazione, ha sottolineato: “Si inaugura ad Ascoli una mostra itinerante di opere d’ arte marchigiane danneggiate dal terremoto e restaurate. Un lavoro di squadra che consentirà a tutti di poter ammirare 37 dipinti che vanno dal 400 al 700 ridonati allo splendore e che, oltre al valore artistico, rappresentano la devozione e la tradizione delle aree marchigiane colpite dal sisma. Un’operazione culturale che consentirà a tutti di ammirare gioielli che fanno parte del nostro patrimonio artistico e che nel loro valore devozionale trasmettono anche un forte legame con il territorio, con l’identità culturale di quei luoghi e diventano perciò anche una testimonianza dell’aspetto emozionale degli abitanti di quei territori. “
Giorgia Latini, vice presidente della commissione Cultura della Camera dei Deputati ha evidenziato “la resilienza del territorio dopo il sisma, dove il volano deve essere l’arte e la cultura che traina poi tutti gli altri ambiti. Iniziare da Ascoli – ha aggiunto – è anche un simbolo, perché è un’area dove c’è stata una ferita maggiore, partire da qua è un grande segnale e il fatto che le opere verranno esposte a Roma e a Senigallia nel pieno periodo turistico significa che la mostra potrà essere visitata da un pubblico nazionale.”
L’obiettivo della mostra è anche quello di rendere fruibili le opere restaurate da qui in futuro, come spiega Pierluigi Moriconi della Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche e curatore dell’esposizione insieme a Stefano Papetti: “Terminate le mostre, le opere che non potranno essere ricollocate nelle loro sedi originali perché crollate o non ancora restaurate, saranno collocate in 8 depositi e lì saranno sempre a disposizione del pubblico”.
In mostra 37 opere che “vanno dal ‘400 al ‘700, alcune dall’alto valore devozionale e non storico-artistico ed altre invece dal grande valore storico-artistico”, come spiega il curatore Stefano Papetti.
Tra queste crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese come oggetti di culto da parte dei fedeli. Non mancano però nomi importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Sarnano, Cola dell’Amatrice di cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni Baglione e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che nelle Marche sono nati o che vi hanno soggiornato e che hanno contribuito a modificare la geografia della Storia dell’Arte.
Gli interventi di restauro sono stati eseguiti da tecnici tutti marchigiani, in collaborazione con l’Università di Camerino e l’Università di Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza, che con innovative analisi diagnostiche hanno valutato lo stato di conservazione di ciascuna opera. Questi interventi non soltanto hanno consentito di porre rimedio ai danni subiti dalle opere, ma hanno permesso di effettuare nuove attribuzioni e di acquisire nuove conoscenze relative alla tecnica pittorica ed ai materiali usati dai pittori, accrescendo le conoscenze che si avevano su questo patrimoni e aprendo la strada a molti studi scientifici. Per dare conto di queste nuove acquisizioni, il catalogo è stato realizzato affiancando alla scheda storico artistica dell’opera la relazione dell’intervento di restauro ed i risultati delle indagini diagnostiche che lo hanno preceduto.
La mostra Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma rappresenta un viaggio nella religiosità popolare marchigiana attraverso un affascinante percorso stilistico e iconografico che, partendo dal centro della regione arriva fino alla costa, era stato già definito da Federico Zeri e Pietro Zampetti cultura adriatica.
Proprio per questo la mostra è stata pensata come un evento espositivo itinerante che, dopo la prima tappa di Ascoli Piceno, dal 18 febbraio al 5 luglio 2020 approderà a Roma, presso il Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni, che ha permesso il restauro delle opere insieme ad ANCI Marche, e infine si concluderà a Palazzo del Duca di Senigallia, dal 23 luglio al 3 novembre 2020, per favorire la conoscenza dell’operazione al grande pubblico, nazionale ed internazionale, che gravita nel periodo estivo lungo la costa adriatica.