Classe 1997, Matteo Paggi, maceratese, votato come miglior jazzista giovane

Il trombonista Matteo Paggi (Fiuminata, Macerata, 1997) ha vinto il Top Jazz Referendum della rivista “Musica Jazz” come “Miglior nuovo talento”. Fa parte dei Fearless Five di Enrico Rava, formazione a cui è andato il premio come “Miglior gruppo” e “Miglior disco”.

Se l’aspettava?

“Pensavo di rientrare nel podio, non di vincere”

Oltre che al suo talento, a chi deve questo premio?

“A Enrico devo tantissimo. Mi ha fatto conoscere…”

Si può essere dei geni, ma serve anche fortuna

“A volte forse la puoi creare: ti fai capitare le cose”

Che strumento è il trombone?

“Uno strumento dirompente, ma anche fragile”

Che cosa richiede?

“Possente uso del fiato e controllo del corpo. E’ molto flessibile: funziona benissimo in situazioni opposte”

Uno dei motivi per cui fa musica?

“Nel mio paese c’è il corpo bandistico Alta Valle del Potenza. Adoro la goliardia del loro fare musica”

Che cos’ha imparato?

“Prima di tutto a fare musica insieme agli altri”

E poi?

Ride. “Poi ho scoperto e approfondito i grandi salumi marchigiani: ciauscolo, salsicce, guanciale. Fantastici”

Come mai ha scelto il trombone?

“Ho iniziato con il filicorno tenore. Non appena l’ho toccato, dentro di me, sapevo di voler essere musicista”

Ma al trombone come è arrivato?

“In Conservatorio non c’era la classe di filicorno tenore. Lo strumento nello stesso registro era il trombone”

Ha studiato dunque anche musica classica?

“Sì. Poi il Conservatorio di jazz ad Amsterdam”

Lei suona di tutto, ci sembra di capire…

“Pop, latin, rock, contemporanea, oltre che jazz”

Un disco di jazz da sentire assolutamente?

“Historically Speaking (1956) di Duke Ellington”

Un trombonista jazz che l’ha sconvolta?

“L’unico che mi fa volare è Gianluca Petrella”

Oltre al jazz, che musica ascolta contemporaneamente?

“Classica, pop e molta elettronica e contemporanea”

Quale tipo di contemporanea?

“Di nicchia…Maria Faust e Tilo Weber”

Che cosa cerca nei musicisti?

“La profondità di chi non si rifà a nessun genere: Faust è sassofonista ma compone anche per coro…”

Si sopravvive o si vive bene facendo musica?

“Sono fortunato, anche se non posso dire troppi no. In fondo poi è sempre musica. Va bene, va bene…”

Dove vive?

“Ad Amsterdam, ma ora sono a Parigi”

Concerti?

“No, sono qui con la mia compagna e nostro figlio di due anni, Sabatino”

I suoi genitori l’hanno sostenuta nel fare musica?

“Non mi hanno ostacolato. Gli zii mi hanno spinto”

Altre passioni?

“Viaggiare. Nel 2020 in 25 giorni ho fatto in bicicletta Amsterdam-Fiuminata con il trombone in spalla. Partito con 10 euro, dormendo in tenda e fermandomi a suonare, sono arrivato a casa con 110 euro. Non male…”

(Intervista di Helmut Failoni, tratta da “La Lettura” del Corriere della Sera di domenica 26/01/25)

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