Svizzera 2020: ancora aerei, ancora referendum. L’ECO aveva già dato spazio alla “Battaglia del Gripen”( https://www.ecomarchenews.com/la-battaglia-del-gripen/ ) il referendum popolare che aveva respinto la proposta del governo federale di acquistare un certo numero di aerei da guerra di fabbricazione svedese. Quel referendum ancora più di altri parve a molti osservatori un momento esemplare di civiltà e di confronto tra opinioni diverse, tanto che un regista ha pensato di farne un film documentario al termine del quale i leader dei sì e del no si sono ritrovati a discutere davanti a un bicchiere di birra.
Lo stato federale rilancia ora con un nuovo programma di armamenti, il quale sarà nuovamente messo in discussione (partecipativa) attraverso un nuovo referendum che si terrà in questo mese di settembre.
Le parlement, puis le peuple devraient pouvoir se prononcer sur les 8 milliards destinés à la défense aérienne. Le Conseil fédéral a mis mercredi en consultation jusqu’au 22 septembre son projet d’arrêté de planification.
Le gouvernement souhaite une nouvelle flotte pour remplacer à la fois les Tiger et les F/A-18. Parallèlement, la Suisse devrait se doter d’un nouveau système de défense sol-air. «Il en va des gens qui vivent et travaillent en Suisse, et de leur sécurité», a fait valoir le ministre de la Défense Guy Parmelin devant la presse.
Un plan attaquable par référendum
En principe, les acquisitions militaires ne sont pas soumises à référendum. La création d’un fonds avait néanmoins rendu possible un référendum, quand le gouvernement voulait acquérir 22 Gripen pour 3,1 milliards. Le jet suédois avait été rejeté en 2014 par le peuple. Cette fois-ci, le Conseil fédéral a opté pour une autre voie: un arrêté de planification, lui aussi attaquable par référendum. Une première.
L’arrêté présenté ce mercredi précise que le gouvernement est chargé de planifier le renouvellement des moyens de protection de l’espace aérien par l’acquisition de nouveaux avions de combat et moyens de défense sol-air de longue portée de manière à ce que le renouvellement soit achevé d’ici à fin 2030.
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Plusieurs conditions devront être remplies. La facture totale ne devrait pas dépasser 8 milliards de francs. Les entreprises étrangères avec lesquelles des contrats seront signés devront compenser le 100% de la valeur des contrats par des affaires compensatoires en Suisse.
Les acquisitions concrètes seront ensuite présentées au parlement dans le cadre d’un ou de plusieurs programmes d’armement. Selon Guy Parmelin, il ne s’agit pas d’un référendum financier par la bande. L’arrêté porte sur un dossier de portée majeure et il ne s’agit pas d’un projet finalisé.
Vote sur le principe
Les Chambres fédérales devraient pouvoir se prononcer sur cet arrêté de planification au printemps et en été 2019. Le ministre de la Défense n’a pas de plan B si le parlement devait lui dire non.
La votation populaire devrait quant à elle avoir lieu au printemps 2020. Le choix du type d’avion et du système de défense sol-air ainsi que le nombre de jets ne devraient pas être connus au moment du scrutin. Le gouvernement n’en démord pas: il ne souhaite trancher qu’après la décision de principe du parlement et de la population.
Cinq modèles d’avion en lice
Guy Parmelin n’en a pas moins déjà fixé les exigences pour le nouveau paquet d’acquisitions. Cinq jets seront évalués. De ce côté-ci de l’Atlantique, on retrouve le Gripen E suédois (Saab), le Rafale français (Dassault) et l’européen Eurofighter (Airbus). S’y ajoutent deux avions américains: le successeur du F/A-18, le Super Hornet de Boeing, et le F-35A de Lockheed-Martin.
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La nouvelle flotte devra assurer la police aérienne, 24 heures sur 24. Lors de tensions accrues, elle devra pouvoir intervenir en quelques minutes dans l’ensemble de l’espace aérien suisse. Au moins quatre avions de combat devraient être présents dans les airs pendant au moins quatre semaines en cas de tensions accrues.
Quel système sol-air?
Pour la défense sol-air, trois systèmes sont dans la course: le SAMP/T français (Eurosam), l’israélien David’s Sling (Rafael) et l’américain Patriot (Raytheon). Avions et défense sol-air ne doivent pas forcément être acquis auprès du même pays ou de pays différents.
La surface à couvrir par la défense sol-air doit être de 15 000 km2 au moins. Le système doit atteindre une altitude d’engagement de plus de 12 000 m et une portée supérieure à 50 km. Il n’est pas nécessaire de disposer d’une capacité de défense contre des missiles balistiques.
Calendrier présenté
Les discussions avec les fabricants ont déjà commencé. Des premiers appels d’offres seront lancés cet été. Concernant les jets, les offres devront porter sur 30 et 40 engins. Cela ne préjugera pas du nombre final. Il s’agira de calculer combien d’avions sont nécessaires et de procéder à une comparaison des coûts.
Des tests au sol et au vol en Suisse seront menés entre mai et juillet 2019. Un deuxième appel d’offres pour les jets sera mené en novembre 2019. Concernant la défense sol-air, celui-ci interviendra début 2020. Le choix des modèles est agendé à fin 2020.
Après que le parlement se sera prononcé, les contrats devraient pouvoir être signés fin 2022, début 2023. Les premières livraisons sont prévues en 2025.
Traduzione di Cesare Spoletini per L’Eco
Il parlamento, prima, ed il popolo, poi, dovrebbero pronunciarsi sugli 8 miliardi destinati alla difesa aerea. Il Consiglio federale (il governo elvetico. Ndt) ha sottoposto a consultazione, fino al 22 settembre, la propria ordinanza di pianificazione.
Il governo auspica la creazione di una nuova flotta aerea per sostituire sia i Tiger che gli F/A 18. Parallelamente, la Svizzera dovrebbe dotarsi di un nuovo sistema di difesa terra-aria. “Si tratta della sicurezza della gente che vive e lavora in Svizzera”, ha messo in evidenza il ministro della difesa Guy Parmelin, in conferenza stampa.
Un progetto suscettibile di essere sottoposto a referendum
In linea di principio, le acquisizioni militari non vanno sottoposte a referendum. La creazione di un fondo, ciò nonostante, aveva reso possibile un referendum ai tempi in cui il governo avrebbe voluto acquisire 22 Saab Gripen per 3,1 miliardi. L’aviogetto svedese è stato respinto dal popolo, nel 2014. Questa volta, il Consiglio federale ha intrapreso un’altra via: un’ordinanza di pianificazione, anch’essa esposta a referendum popolare. Una novità.
L’ordinanza presentata mercoledì precisa che il governo è incaricato di pianificare il rinnovo dei mezzi di protezione dello spazio aereo mediante l’acquisto di nuovi aerei da combattimento e altri mezzi di difesa terra-aria di lunga portata, in maniera che tale rinnovo si concluda da ora fino alla fine del 2030.
Diverse condizioni dovranno essere soddisfatte. La bolletta totale non dovrebbe superare gli 8 miliardi di franchi e le aziende straniere con le quali i contratti saranno firmati dovranno riequilibrare il 100% del valore di tali contratti con affari di compensazione in Svizzera.
Concretamente, le acquisizioni saranno presentate al parlamento in séguito, nell’àmbito di uno o diversi programmi d’armamento.
Votazione sul principio
Le Camere federali dovrebbero potersi pronunciare su tale ordinanza di pianificazione nella primavera ed estate 2019. Il ministro della difesa non possiede un piano B, se il parlamento dovesse dirgli di no.
La votazione popolare dovrebbe svolgersi nella primavera del 2020. La scelta del tipo di aereo e del sistema di difesa terra-aria, così come il numero d’aviogetti, dovrebbero rimanere ancora ignoti al momento dello scrutinio. Il governo pertanto non molla: deciderà a sua volta, dopo le decisioni di principio del parlamento e del popolo.
Cinque tipi d’aereo in lizza
il ministro Guy Parmelin, nondimeno, ha già fissato le esigenze per il nuovo pacchetto d’acquisizioni. Cinque aviogetti saranno valutati. Da questa parte dell’Atlantico si ritrovano: lo svedese Gripen E (della Saab), il francese Rafale (della Dassault), l’europeo Eurofighter (della Airbus), ai quali si aggiungono due aerei americani succedenti agli F/A-18 ed F-35A della Lockheed-Martin ed agli Super Hornet della Boeing.
La nuova flotta aerea dovrà assicurare il servizio continuo di polizia aerea, h24. In occasione di situazioni critiche, avrebbe il compito di intervenire in pochi minuti sull’insieme dello spazio aereo svizzero. Almeno quattro veicoli da combattimento dovrebbero essere in volo in permanenza durante quattro settimane, in tali situazioni di pericolo.
Quale fra i sistemi terra-aria?
Per la difesa terra-aria, tre sistemi sono in lizza: il SAMPT/T francese (Eurosam), l’israeliano David’s Sling (Rafael) e l’americano Patriot (Raytheon). Aerei e difesa terra-aria non devono essere per forza acquisiti presso il medesimo Paese, o da Paesi diversi.
La superficie da coprire per la difesa terra-aria deve essere di almeno 15.000 km². Il sistema deve raggiungere una quota d’ingaggio di oltre 12.000 m e un raggio d’azione superiore ai 50 km. Non è necessario disporre di una capacità difensiva contro missili balistici.
Calendario presentato
Le discussioni con i fabbricanti hanno già avuto inizio. Le prime gare d’appalto saranno lanciate quest’estate. Per quanto concerne gli aviogetti le offerte dovranno considerare 30 o 40 velivoli, senza pregiudicarne la quantità finale. Si tratterà di calcolare quanti aerei saranno necessari e procedere ad un paragone dei costi.
Alcuni test al suolo e in volo sulla Svizzera saranno condotti fra maggio e giugno 2019. Una seconda gara d’appalto sarà condotta in novembre 2019. Riguardo alla difesa terra-aria, questa sarà indetta all’inizio del 2020. La scelta dei modelli è programmata per la fine del 2020.
Dopo delibera del parlamento, i contratti dovrebbero essere firmati alla fine del 2022, inizio 2023. Le prime consegne da prevedersi nel 2025.