La Rocca roveresca ospita fino al 30 settembre la mostra dedicata alle annuali acquisizioni dell’Archivio italiano dell’autoritratto fotografico, ospite, dal 2015, del Musinf di Senigallia.
Si tratta di autentiche monumentali enciclopedie che registrano lo stato dell’arte nel campo dell’autoscatto fotografico. Focalizzata sull’epoca recente, la raccolta in fieri ospite del museo punta lo sguardo su un ambito importante della fotografia, che chiama in causa l’idea di identità dell’artista, il suo legame con lo spettatore e la riflessione sul corpo. Senza dimenticare le nuove sfumature assunte dall’autoscatto nell’era odierna del selfie.
La mostra è affidato alla cura e al coordinamento di Giorgio Bonomi, conclamato esperto della materia grazie anche alla pubblicazione de Il corpo solitario. “È caratteristica dei nostri tempi l’apparizione di un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla conoscenza di sé. Finito lo “scandalo”, finita la necessità ontologica di un’autodefinizione, l’artista ha cominciato a indagare su se stesso come oggetto di conoscenza, da un lato, e come soggetto di narrazione, dall’altro: la metodologia dell’autorappresentazione è apparsa la più funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente, assume un valore diverso se si legge il mito greco non come esempio di futile vanità (Narciso muore, a seconda delle versioni, affogato o di consunzione, perché innamorato di sé) bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé (ciò che sta davanti al soggetto conoscente) e comprenderlo (che, etimologicamente – dal latino “cum-prehendo” – significa “prendere insieme”, “afferrare”), per cui Narciso muore nel tentativo di “afferrare” la sua immagine “riflessa” sull’acqua proprio per conoscere se stesso, cioè con l'”autoriflessione”, e si consideri che si può conoscere la parte più significativa del proprio corpo – il volto – solo con lo specchio, che “riflette”: con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse dantesco.
È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo: l’autoritratto funziona come “specchio”. Molti autoritratti dimostrano, inoltre, come la poetica dell’autorappresentazione non si concentri solo sulla solipsistica conoscenza di sé e ricerca della propria identità, infatti alcuni artisti, al contrario, con la tecnica del travestimento – ironico o drammatico, è lo stesso – mettono in luce l’impossibilità pirandelliana, ma già eraclitea, di una netta definizione di identità, sia nel senso di “io” che di “altro”; altri ancora usano l’autorappresentazione per un discorso narrativo tanto con una sola immagine, quanto con una teoria di sequenze; altri, infine, tentano di esplorare, sperimentalmente, nuove vie e nuovi territori.”
Tra gli artisti presenti nell’Archivio più significativi ricordiamo Maria Mulas, Franco Fontana, Aldo Tagliaferro, Mario Giacomelli, di cui il Musinf conserva ed espone in tutto il mondo, tantissime delle opere più famose, Piergiorgio Branzi, Nino Migliori, Stefania Beretta, Luigi Erba, Maurizio Gabbana, Antonio D’Agostino, Edoardo Romagnoli, Iginio Sacconi, Brigitte Tast, Miriam Colognesi, Marco Circhirillo, Donatella Spaziani, Francesca Della Toffola ed altri.