Storie di bambini in viaggio tra due Italie
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E’ una trama costruita con la materia di cui sono fatti i sogni, ma è reale. 23 marzo 1950 a San Severo (Fg) in Puglia, uno sciopero di braccianti si trasforma in una rivolta sedata con carri armati. Siamo dopo la seconda Guerra mondiale in un Sud poverissimo, i latifondi sono occupati da una moltitudine di braccianti che chiedono terra, pane e lavoro. Le loro condizioni sono pessime e hanno inizio le prime avvisaglie di agitazione. Ribellioni che porteranno poi, negli anni successivi, alle occupazioni delle campagne e alla dura repressione delle forze dell’ordine. Ma cosa successe davvero in quel 23 marzo del 1950? Accadde che uno sciopero non autorizzato si trasformò in tragedia, e tra “insurrezione” e “risposta alla provocazione” i braccianti si lanciarono senza timore contro le forze di polizia al grido di “Pane e lavoro!” Era ancora viva l’eco degli eccidi di lavoratori a Melissa, Montescaglioso, Modena, Lentella, e in Puglia, San Ferdinando, Torremaggiore, anticipati anni prima dalla strage di Portella della Ginestra. Così al termine di una giornata convulsa e drammatica, che conterà numerosi feriti e una vittima – Michele di Nunzio, 33 anni – a sedare la rivolta arrivò persino l’esercito con i carri armati, e occupò la città. Nei giorni immediatamente successivi furono tratte in arresto 180 persone con un pesantissimo capo d’accusa: “Insurrezione armata contro i poteri dello Stato”. Gli stessi furono sottoposti ad un lungo e combattuto processo, e soltanto due anni dopo, il 5 aprile 1952, vennero assolti e finalmente scarcerati.
Tra gli imputati c’erano molte donne e diverse coppie di coniugi. A casa, da soli, rimasero i loro bambini. Il libro racconta la loro storia, conosciuta attraverso i loro racconti. Nelle pagine del libro ci sono le loro memorie. 73 bambini che dal Sud partono – caricati su di un trenino probabilmente con i balconcini dietro come nei western -, grazie ad una catena forte di solidarietà, per essere affidati temporaneamente a famiglie del centro Italia.
Dalla prefazione al libro (ed. Ediesse) di Miriam Mafai si scopre che Derna Scandali, una dirigente del Pci di Ancona, partecipava in quei giorni, ad un Convegno a Roma. Lì un deputato pugliese, probabilmente Luigi Allegato, racconta dello sciopero e degli scontri di San Severo, parla di bambini lasciati soli.“La sera stessa – ricorda oggi Derna “ci siamo riunite e ci siamo chieste cosa potevamo fare…e abbiamo preso un impegno: una trentina di bambini (assai più di trenta) vennero accolti, ospitati per mesi, curati, grazie all’impegno della Camera del Lavoro, del circolo dell’Anpi, delle cellule femminile del PCI. E i bambini di San Severo arrivarono, poco dopo, spaventati, affamati, curiosi di tutto. E restarono qui fino a quando i loro genitori non furono assolti e scarcerati.
Da San Severo ad Ancona, Follonica e Ravenna, da Portici a Crespellano, da Atina, Ceprano e Frosinone a Lugo di Romagna, Voltana, Campanile, Massa Lombarda. Il libro ricostruisce le storie di alcuni di questi fanciulli che scoprirono “un’altra Italia”.
E “quel nuovo mondo” li impressionò talmente che alcuni decisero di rimanere a vivere con le famiglie ospitanti. Tra loro Americo Marino che oggi abita a Senigallia. “Avevo sei anni e mezzo, e forse ero il più piccolo, in tutto eravamo quindici, venti. C’erano anche le mie sorelle. Soccorsa, la mia gemella, e Antonietta. Siamo venuti su con il treno. Nel treno ci hanno dato i panini con la mortadella, era la prima volta che la mangiavo. Da bambino ho conosciuto la fame, mangiavo una volta al giorno, e soltanto pane”. Racconta Americo che una volta arrivato in Ancona e sistemato a casa presso la famiglia che gli avevano assegnato “M’hanno lavato, ho fatto una gran dormita, ero stanchissimo. Quando mi sono svegliato, siamo usciti e mi hanno offerto un gelato. Il primo gelato mangiato in vita mia. E chi lo aveva mai assaggiato! Tanto è vero che quando mi hanno dato il cono con la panna gli ho detto: assemigghia a’recotte”.
Nel libro c’è la storia di Americo, ma anche di Zazà, di Dante, di Erminia e di tanti altri bambini “scovati” da Giovanni Rinaldi che ha compiuto fisicamente il viaggio alla ricerca, oltre sessant’anni dopo, di queste testimonianze. In viaggio con Rinaldi il regista Alessandro Piva che ne ha realizzato un documentario. Hanno con maestria, entrambi, ricostruito un pezzo di storia. Perché quello di San Severo è solo un episodio di una catena di solidarietà che ha fatto salire su quelli che vennero chiamati treni della felicità, oltre 70.000 figli del Sud, vittime di rivolte operaie e contadine. E’ anche la storia di due Italie, divise come oggi, ma unite, come solo allora, da un consistente spirito di solidarietà e coraggioso atto di generosità.
(l.st.)