Saviano, parlando di camorra, mafia ndrangheta e affini, le indica con il termine “sistema”. Niente di più azzeccato. Un tumore che infiltra la società in ogni sua espressione, dalla politica che governa e gestisce una quantità di denaro inimmaginabile, all’industria, l’artigianato, il commercio e, ovviamente, tutte quelle attività illegali che vanno dallo spaccio di stupefacenti alla prostituzione, al riciclaggio di denaro sporco, dal pizzo allo strozzinaggio, dalla gestione dei rifiuti piò o meno tossici, all’immigrazione clandestina, fino al reclutamento di ragazzini e giovani da avviare alla radiosa carriera di delinquenti o assassini…Tutte queste cose, variamente interconnesse tra loro, con il solo scopo di accumulare denaro e potere, si avvalgono dello straordinario stratagemma di mantenere l’ignoranza, attraverso il depotenziamento della scuola e il potenziamento dei media che offrono un intrattenimento stolto, un’informazione che crea paura e favorisce l’isolamento.
Il sistema consumistico, attraverso la pubblicità di “beni di consumo” inutili (se fossero necessari che bisogno avrebbero di pubblicità?) si affianca con un doppio ruolo: controllare l’ansia e svuotarci le tasche rendendoci schiavi delle banche e delle finanziarie, tra crediti al consumo, mutui, ecc.
Com’è possibile scardinare un sistema così integrato, se non si può fare affidamento sui politici (colpiti trasversalmente dalla stessa smania di far soldi ed esercitare il potere), troppo spesso intarlazzati con i mafiosi che gli procurano voti e denaro in cambio di favori?
Com’è possibile liberarsi da questa malattia mortale, se non siamo capaci di agire con rettitudine morale, se tutti siamo malati di quella furbizia che ci contraddistingue anche nelle cose più comuni, come fare la fila dal panettiere?
Ci piace parlare di mafia come di una cosa che non ci riguarda personalmente, un problema del sud..ma quanto il nostro comportamento, anche nelle cose più banali, può favorire l’infiltrazione del “sistema” anche nel nostro piccolo?
Quando ci rivolgiamo al potente di turno per chiedere favori personali: una “spintarella” al concorso, un posto di lavoro, la conversione di un terreno da agricolo ad edificabile ecc., questi favori, oltre a danneggiare altri cittadini che si vedono privati dei loro diritti, richiedono un contraccambio di stampo tipicamente mafioso e provocano danni a tutti.
Pensiamo a quello che può produrre un medico, un ingegnere o qualsiasi funzionario pubblico investito del suo ruolo grazie ad una serie di connivenze politiche, massoniche o clientelari: inetto nel suo lavoro, prende il posto di persone più capaci, il cui unico neo è quello di non avere padrini.
In secondo luogo, oggi bisogna sapere da dove provengono le merci e come vengono prodotte. Cosa c’è dietro un semplice paio di scarpe, una borsa, un capo di vestiario? Quanto lavoro nero, quanto sfruttamento, dolore, frustrazione in quei lavoratori che producono gli orpelli firmati con cui ci agghindiamo a caro prezzo? I soldi che noi spendiamo finiscono soprattutto nelle tasche di chi gestisce in modo malavitoso queste imprese e degli industriali che se ne approfittano, favorendo d’altro canto la disoccupazione e il conflitto sociale tra lavoratori italiani e stranieri.
La stessa cosa vale per i prodotti delle multinazionali, in specie gli alimentari, insieme a tutto ciò che troviamo prevalentemente sugli scaffali dei supermercati. Merce di dubbio valore, venduta a prezzi concorrenziali per stritolare le imprese locali, i coltivatori diretti, i piccoli artigiani, i commercianti. Eppure conosciamo lo scempio dei territori meravigliosi del cosiddetto terzo mondo, Asia, Africa, India, America del sud, dove un nuovo sistema coloniale basato sull’appropriazione dei terreni e l’esproprio dei loro naturali proprietari, ha creato povertà, guerre e disperazione di popoli in fuga verso l’Occidente, da dove vengono ricacciati indietro, in un girone dantesco senza fine.
E’, oggi, oltremodo, necessario essere coscienti di questo e operare di conseguenza scelte consapevoli e in un certo senso rivoluzionarie, per il bene di tutti. Conoscere è fondamentale, ma è anche ora di farsi sentire con i fatti e con la parola.
Chi può obbligarci a scegliere i supermercati o i negozi di moda? Siamo davvero sicuri che per risparmiare quattro soldi (se poi c’è un risparmio reale) possiamo sacrificare altri esseri umani nelle mani di un sistema mafioso che condiziona la loro e la nostra vita?
E’ veramente necessario tutto quello che comperiamo? Possiamo rivolgerci ai produttori locali (e favorire la produzione e il commercio) o produrre autonomamente quanto ci occorre?
La condiscendenza verso le droghe leggere apre la strada ad un commercio solo apparentemente clandestino (ecstasy, marijuana, coca, eroina, si trovano ad ogni angolo di strada) e ad altissima redditività, che gronda sangue in ogni angolo del pianeta. Sarebbe pensarci e far comprendere anche a chi crede di poter “sballare” in un modo tutto sommato innocuo (specialmente ai genitori che tollerano quasi con benevolenza il figlioletto che si fa una canna), che ogni spinello, ogni pista, ogni pasticca, si portano dietro una scia di dolore rendendoci complici di chi lo provoca (senza mettere in conto i vantaggi che questa anestesia dà ai politici, in aggiunta all’alcool e agli psicofarmaci, dispensati a mano larga dallo Stato).
Lo sfruttamento della prostituzione con il fenomeno odioso delle schiave bambine non è retaggio esclusivo dei protettori, ma soprattutto dei clienti, incuranti della natura umana della prostituta, una bestia da monta. Chi è all’oscuro dei traffici di carne umana dai paesi centroafricani, centroeuropei, dell’America latina, dall’Asia, dei riti stregoneschi, dei ricatti, delle botte che legano alla strada tante povere giovani venute da noi con l’illusione di un lavoro? E chi più dei clienti è responsabile? E chi è tanto più responsabile se di mestiere fa il politico?
E’ ora di impedire a chi amministra con la nostra delega di perseguire pratiche in palese contrasto con il bene comune, in particolare, nei Comuni (e Senigallia non è da meno), dove la speculazione edilizia avvantaggia pochi imprenditori, mentre distrugge interi territori, stravolgendone la vocazione.
Per questo bisogna informarsi, interessarsi della cosa pubblica, se necessario scendere in piazza a gridare il proprio dissenso, bisogna avere il coraggio di tagliare i ponti con le clientele ed impedire ai politicanti maneggioni di governare le nostre città.
E’ necessario riscattare la nostra dignità di cittadini e di uomini, guardare oltre la punta del naso e del nostro interesse, senza ipocrisia.
Forse potremmo ancora avere la speranza di non sprofondare in un baratro senza fine e senza speranze e creare per noi stessi e per i nostri figli i presupposti di una Società civile.
Chiox