INTERVISTA A LELLO VOCE, PADRE DEL POETRY SLAM
di Lorenzo Franceschini
Il Poetry Slam, portato in Italia da Lello Voce, è una gara di poesia in cui i partecipanti recitano in pubblico le proprie opere, le quali vengono giudicate da una giuria scelta a caso tra l’auditorio. Questa modalità di agone poetico spinge i concorrenti a misurarsi non solo nella bontà dei loro versi, ma anche nella presenza scenica, e questo ha dato adito ad alcune polemiche. Nelle Marche si organizzano diversi Poetry Slam, che trovano sempre il favore del pubblico.
J.L.Nancy sfferma che il fatto che le Muse siano nove sta a significare che i modi di esprimersi frequentati da uno stesso artista possono essere molteplici. lei ci ha dato saggio di questo fatto, proponendo una poesia che unisce i diversi linguaggi. Quali sono le più interessanti esperienze di commistione nelle arti che ci invita a frequentare?
Quanto al panorama italiano, esistono moltissimi giovani autori che stanno percorrendo delle strade del tipo di quelle a cui si riferiva lei – se vogliamo parlare dei giovani, tralasciando quelle più conosciute, altrimenti le direi Gabriele Frasca, Rosaria Lo Russo…ma per parlare dei giovani, sicuramente esistono delle realtà di autori ormai solidi che lavorano nell’ambito della performance, dell’installazione, della sperimentazione nella poesia, del crossover. Luigi Nacci, Maria Valente, che da tempo la vora sul rapporto tra poesia e musica, Chiara Daino, Adriano Patua, Sparajuri Vap, Fara Ventroni…ma dico già nomi più consolidati, con qualche anno in più di storia. Quello che è certo è che in Italia, se non altro, anche se non praticano il crossover, le giovani generazioni guardano a questo tipo di esperienza con interesse. Vedo che pian piano i muri, gli steccati ideologici che un certo tipo di poesia aveva eretto, pretendono di chiudere la poesia nei libri, stanno lentamente cadendo, per la forza del presente, per lo svolgersi degli eventi, per il mutamento della società
Nel 92-93 lo Slam approda in Europa, con grande successo. Ad oggi qual è lo stato di salute dello Slam in Italia?
Ottimo! E continua a crescere, nel senso che, al di là di una serie di eventi che si ripetono con più o meno frequenza ce ne sono decine di altri che sorgono spontanei. Diciamo che ormai lo Slam sta incominciando a diventare ciò che avrebbe dovuto essere, cioè si presenta come il modo per mettere assieme la gente perché essa ascolti poesia. In Italia, a differenza che nel resto d’Europa, non c’è un campionato nazionale dello Slam, ma io non è che ne senta la mancanza. Che poi ci siano le federazioni o le classifiche ufficiali non è importante, la parte essenziale del gioco è la poesia che viene in pubblico e che si fa performance e che torna ad avere davvero un rapporto provocatorio e stimolante col proprio pubblico
Come giudica questo proliferare dello Slam anche a bassi livelli. Non è forse in qualche modo nocivo? Ho notato che a volte offre soddisfazioni a poeti immaturi dal punto di vista poetico, ma che magari sono simpatici, o belli, o hanno un bel timbro di voce…Leopardi non avrebbe mai vinto un Poetry Slam..
Posso rispondere alla domanda con una serie di domande? Lei sa quanti pessimi libri di poesia vengono pubblicati ogni anno in Italia?Sa quanti di essi vengono pubblicati a pagamento?Sa quante volte, tra l’altro con la truffa e con l’inganno, il bisogno di esprimersi di tanti giovani viene commercializzato? Sa quante volte in Italia si riesce a pubblicare solo perché si è belli e carini o si conosce la persona giusta? Per Lo Slam, che fa parte di questo mondo, valgono le stesse regole. Ci sono degli Slam molto belli, altri meno interessanti. Quello che però è certo che c’è una grande dignità che non possiamo offendere, che è l’amore delle persone per le parole (…) Ho sempre profondo rispetto per chi sale su un palco e mette in mostra se stesso, e se lo fa ha una ragione seria per farlo.
Nello Slam è molto importante la presenza scenica, ed anche le frasi ad effetto: bisogna colpirlo l’uditorio…
La poesia è solo una frase ad effetto, che differenza c’è se colpisce l’occhio dello spettatore piuttosto che l’orecchio? In realtà, anzi, quelle che lei chiama “frasi ad effetto”. che sono la vecchia retorica, sono parte integrante anche della poesia scritta. Per quanto riguarda poi la capacità di recitare sul palco, la poesia è nata come oralità, per migliaia di anni è stata orale, solo da qualche secolo la si fa sui libri
Qualcuno accusa voi poeti performativi di gareggiare contro questa società dello spettacolo, che ha tolto potere comunicativo alla poesia, usando gli stessi mezzi adoperati dalla società dello spettacolo, ubbidendo alle sue leggi per non venire ignorati (…). Come risponde a questa critica?
Debord parlava dello spettacolo nel senso di un apparato spettacolare che espone il vuoto, ma non disprezza lo spettacolo in sè, il teatro, il cinema…Lo spettacolo da cui ci mette in guardia Debord è un certo tipo di comunicazione del nulla. Lo Slam Poetry, o altre forme di spettacolarizzazione della poesia, non intendono svuotarla dei suoi contenuti, ma ampliare la sua capacità comunicativa (…)
La poesia ad alta voce sarà il domani di tutta la poesia?
Guardi, io leggo molti libri, anche di poeti che pubblicano solo su carta. Amo molto Lizzante, Buffoni, Magrelli. Naturalmente c’è della poesia che resta su carta ed è bene che resti su carta.