“C’è modo e modo di parlare col mare”

 

«Cefali, mugelle, baldigare!» grida Johnny per chiamare clienti, «tutta sorta di qualità!», e ride sotto i baffi perché tre nomi bastano e avanzano per fare una sola specie di pesce, la meno pregiata e l’unica che in tempi grami è riuscito a pescare. Stamattina verso le dieci ne aveva ancora quattro, che saltavano nella cassetta. «Sono freschi?» ride ancora. «Non so: chiedilo a loro». Il tempo di incartarli ed era pronto per una bevuta, al bar da Marcello presso la vecchia pescheria.
«Oggi venti chili di quelli e un chilo di porate. Le porate sono le sogliole col poro, buonissime, fritte, arrosto; rispetto alle altre c’è solo un po’ più di scarto. Coi retini, le reti da posta, fissate a un’ancora e sopra, come segnale, una canna con una bandierina numerata».
«Se mi piace questo lavoro? Se non mi piaceva non lo facevo. Semplice, no?», e gli ridono gli occhi. Occhi azzurri che gli ha dato la madre, inglese di Bristol. «Lo diceva anche il mio ex-socio, Girolimetti Fiorenzo, gran marinaio, al porto un mito: “Johnny ride prima che lo vedi arrivare”. È morto, ma non era vecchio: gli era morta la moglie e poi non ce l’ha fatta neanche lui».
Breve pausa per chiedere un bianchello, e a me se gli faccio compagnia.
«Qualcosa del mare avrò anche imparato. Ho avuto undici barche, mica una. Ho cominciato a sedici anni e adesso ne ho quarantasei. All’inizio andavo in mare con mio padre. Non ero per studiare, e veramente i miei non mi hanno ostacolato, hanno detto sempre “fa’ quello che ti senti”. La barca che ho adesso è consistente: regge bene due persone sopra; la penultima sì, era davvero piccola. “Ely” si chiamava, dal nome di mia figlia Eleonora. Lei legge continuamente. Legge più lei in un giorno di quanto ho letto io in tutta la vita. Ma fai tu le domande, e vedo se ti posso rispondere».
«Parlami di cambiamenti: è di questi che vorrei sentire».
«Le seppie sono anni che sono calate. Adesso tanto e quanto. Io non voglio denunciare nessuno, ma c’è modo e modo di parlare col mare. Tu metti l’alloro nelle nasse, che alle seppie piace, o anche quelle strisce nere di plastica degli imballaggi: loro entrano e ci lasciano le uova. Tu prendi l’adulto, ma dopo che si è riprodotto. E non entrano solo le seppie: entrano le lumache, entrano i guattoli, quei moracchioni che diventano neri in primavera, e anche loro lasciano le uova. La nassa è un vivaio: se ha le maglie giuste il novellame esce; ma se la porti a riva e la lavi con l’idropulitrice butti via tutto. Per una seppia che prendi sono cento che ne butti via. Anche di più».
«Sempre in tema di cambiamenti: da tempo si sente dire che ci sono pesci nuovi, che prima non c’erano, a causa del clima. Il pesce serra l’ho anche mangiato, carne bianca, non è male per niente».
«Ah, quello alla foce dei fiumi mangia quanto noi. Poi ci sono le lecce, le orate, non so se sfuggite agli allevamenti. Una volta ho pescato tre lampughe da due chili l’una; un’altra volta ho pescato un barracuda, sempre di due chili, con quei bei dentini: tutti pesci che vivevano al massimo nel mare di Sicilia. Basta un grado di più che sforano l’ambiente loro e li troviamo qua»
«E dei nostri invece quali diventano rari? Hai detto delle seppie: e poi?»
«Una volta con Federico Castriota abbiamo tirato su una tartaruga, non so se Caretta caretta, anche piuttosto grande. Nella saccata non riesce a respirare e quando l’abbiamo tirata su sembrava morta. L’abbiamo messa in un mastello con acqua salata per vedere se si riprendeva, ma era morta, morta, morta. Allora Federico l’ha tirata fuori, l’ha rovesciata e le ha fatto un massaggio cardiaco. Come su ER. Dovevi vedere quella come si è ripresa, dopo poche pressioni era vivissima e l’abbiamo rimessa in acqua. Non ti immagini le contentezze. Una soddisfazione. Perché noi non siamo in mare soltanto per prendere. Noi siamo parte del mare, se qualcuno se ne vuole ricordare».
«Altro giro?»
«No, grazie, non sono neanche le undici. Prima che viene notte…».

 

(da Leonardo Badioli, “Il mare di sopra”, di prossima pubblicazione)

 

 

johnny il pescatore
nella foto: Johnny

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