La città in un disegno di fine Quattrocento
di Leonardo Badioli
L’amico Fabio Neri, curioso e buon conoscitore di antichità senoniche, mi ha messo in mano la fotocopia di un disegno che potrebbe essere la prima cartolina di Senigallia. La città è ritratta dal punto che chiameremmo l’inizio di Marina Vecchia, e si vedono distintamente il profilo urbano con la rocca, un certo numero di palazzi turriti e, sullo sfondo, il profilo del Conero e del Guasco.
Era stato per lui un rinvenimento fortuito, ma non quanto può capitare a uno che non cerca: nel numero 5 numero di ARS del 1998, un articolo di Fabio Benzi dal titolo Il Codice svelato portava, appunto, tra le altre illustrazioni, una veduta di Sinighaglia. La didascalia diceva che il disegno è opera di Baccio Pontelli e che si trova nel Codex Escurialensis custodito nel Museo dell’Escorial a Madrid. Le 136 facciate che compongono il Codice accolgono in larga parte disegni architettonici, schizzi, appunti di ornamenti e una serie di paesaggi di grande bellezza. Eseguiti da chi? Per lungo tempo non si era attribuito alla raccolta molto più di un valore documentale del gusto, delle forme, delle idee del primo rinascimento romano, per il fatto che quei disegni erano considerati non originali, ma copie di altri modelli eseguite a scopo commerciale.
Un attento esame del documento ha consentito invece a Benzi di identificare l’autore; anzi, il paesaggetto senigalliese è stato proprio uno degli elementi – oltre alla ricostruzione storica e alla perizia grafica – che hanno guidato l’attribuzione. Baccio Pontelli, infatti, legnaiolo e architetto fiorentino, fin dagli anni ottanta del XV secolo aveva lavorato a Roma sotto Sisto IV della Rovere e poi presso famiglie di parte roveresca: a Urbino realizzando le tarsie dello studiolo di Guidobaldo, a Orciano la chiesa di Santa Maria Novella e a Senigallia progettando la Rocca e la Chiesa delle Grazie. “Quisto fu uomo de grande ingegno” scriveva il cronista Frate Grazia. “Lui designò la Roccha de Senagalia et molti altri hedifici”. Per maggiori informazioni tornare al Giovanni della Rovere di Marinella Bonvini Mazzanti.
La sua presenza tra quelle carte conferma l’attribuzione a molte altre comprese nel Codex. La data di esecuzione è certamente precedente al 1494, perché in quell’anno il nuovo papa Alessandro VI Borgia, fieramente avverso ai Della Rovere, provvedeva a sequestrare ogni cosa appartenente all’architetto fiorentino – in quanto debitorem … diversis pecuniarum summis – e a ridurlo sul lastrico, al punto che quello dovrà cercare riparo altrove. A Napoli esattamente.
La città come disegnata da Baccio, e come descritta da Machiavelli una decina d’anni dopo, è ben riconoscibile nei tratti essenziali, ma permette ai nostri contemporanei di prodursi in esercizi di riconoscimento e in un certo numero di annotazioni. Le cuspidi, per esempio, e un secondo rocco sopra tutte le torri; la cortina che collega il fianco della Rocca a quello che potrebbe essere la Torre Isottea fiancheggiata dal bastione che protegge la Porta Vecchia; una terza torre sulla destra è riconosciuta dall’architetto Paola Raggi, studiosa dell’urbanistica rinascimentale senigalliese, come il bastione di San Bartolomeo; il tutto però visto con gli occhi di un architetto aggiornato su ogni novità in tempi di rapida evoluzione dell’arte militare. E poi la curvatura della linea di costa, così profonda quando ancora la spiaggia di velluto non s’era formata; il fiume rimane nascosto rispetto al piano di campagna del disegno, ma la Rocca e il mare appare una palata e un piccolo porto.
Fateci pervenire le vostre osservazioni, se ne avete. Risponderemo se sappiamo, oppure impareremo se non sappiamo.
Molto interessante !
Grazie Valeria!