Pico Romagnoli
di Leonardo Badioli
Se Michelangelo poté scolpire il monumento funebre dei Medici nella Sacrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, lasciamo a Pico facoltà di affidare a un nudo il compianto di una persona cara nel cimitero di Pergola. Quello che a tutta prima potrebbe sembrare una profanazione – un nudo femminile in un luogo consacrato! – è, al contrario, una restituzione.
Perché noi riusciamo a pensare la morte soltanto come fine della vita e non – iuxta sua principia – come uno sconfinato non-essere; si direbbe anzi che niente più della morte rimandi alla vita quale suo opposto: allora cerchiamo di suturarlo col pensiero di una continuità in qualche luogo, in qualche modo, o anche solo nella memoria.
Alla donna è affidato nella storia il compianto della vita che si chiude e la speranza di quella che si rinnova; anche se qui non è una prefica che modula nelle grida il suo dolore, o una ninfa piangente il suo Narciso al vento, o una Maria che abbraccia il Cristo morto come nel Giotto agli Scrovegni. La donna di Pico trattiene nel gesto quotidiano delle gambe accavallate una muta consapevolezza delle cose che vanno, e insieme a l’accenno sconsolato alle sue forme ormai inutilmente grandi e ad una stanca rosa.
E poi la nudità. Quella che Pico plasma con pinze e fil di ferro, però, non è una vera nudità, così come non vera era l’opposizione tra vita e morte. Come si può opporre la fine delle cose numerabili alle innumerabili, e come comparare quelle che sono destinate a finire entro un tempo segnato con l’eterno riposo o con un divenire esploso nella deriva cosmica? Se la vita umana è un soffio, un fuoco fatuo, un leggero chiarore, immersa nella lux aeterna non sarebbe altro che un passo nel buio.
La rete di metallo della quale la scultura è fatta non è dunque soltanto una tecnica di costruzione dell’immagine. Rappresenta piuttosto un modo di sentire la forma sostanziale di un corpo fisico a fronte di una supposta causa finale. La figura è permeata d’aria. Non si spezza come una colonna o come un fiore reciso. Ammette un fuori e un dentro, ma transitabili e comunicanti – forse anche reversibili, in altri mondi? Non si oppone: trapassa. Throw me into the stream again sembra dire. Rimettimi nel vortice. Give me another trial. Ci sarà pure un altro percorso…