di Leonardo Badioli
Falsi obiettivi e ambiguità dell’Amministrazione / Chi difende solo il proprio giardino non salva la città e perde anche quello / Necessario riportare le cose alla loro natura / nuovi indirizzi per nuovi gestori
Attenzione: non è una discarica!
Anzi, da qualche punto di vista potrebbe essere anche peggio. Occorre però capire bene quello che Eco Demolizioni s.r.l. vuole fare e che il Comune di Senigallia permette di fare, e anzi spalleggia, altrimenti le osservazioni perdono di credibilità e se diciamo cose inesatte ci tappano la bocca.
Cos’è allora?
Con le parole del Proponente Eco Demolizioni s.r.l.: “Un nuovo impianto per la gestione dei rifiuti dove svolgere le attività di trattamento di sabbie provenienti dall’arenile, oltre ad altre tipologie di trattamento”.
Cioè?
Sempre con le parole del Proponente: “L’impianto intende dare una risposta adeguata alle esigenze di recupero di rifiuti a livello sovracomunale; in particolare però intende dare una risposta adeguata alla necessità del Comune di Senigallia di un’attenta ed economica gestione dei rifiuti della pulizia dell’arenile, attualmente svolta in un altro impianto che si trova alla Marzocca ma ha spazi inadeguati”.
Ambé: siccome Marzocca non basta si fa un altro impianto al Cesano e, visto che ci siamo, lo facciamo bello grosso in modo da portarci anche rifiuti da altri comuni?
Una specie. Loro però lo infiocchettano per bene: “Con la realizzazione di un impianto di maggiori dimensioni sarà possibile recuperare localmente i rifiuti degli eventi di mareggiata, il cui smaltimento in discarica in passato ha comportato un ingente sforzo economico da parte dei cittadini senigalliesi”.
Ma che carini che pensano a noi: la mareggiata nera del 2017! E che sollievo per il contribuente! Quella volta era stata l’incuria del fiume a provocarla, e per l’occasione il Comune aggiunse una quota-rata in più al pagamento della TARI che non ha più tolto. Fortuna che un simile spiaggiamento non viene tutti gli anni!
Eppure loro ci fanno fondamento. Ma c’è un particolare: Eco Demolizioni aveva l’appalto della pulizia della spiaggia e le spese dello smaltimento in discarica toccavano a loro. Sarebbe stato da fuggire a gambe levate; invece fanno cip pregustando un rilancio; perché “per poter sostenere l’investimento, la ditta Eco Demolizioni effettuerà il recupero anche di altre tipologie di rifiuti” – ed elenca quali.
Dicono che si tratta di materiali non pericolosi.
Ah certo. Neanche il fieno è pericoloso, ma se ti casca una rotoballa sulla testa…
Spiegatevi meglio.
Il fatto è che la Provincia, cui spetta l’istruttoria per concedere le autorizzazioni ambientali, ha confermato cose che ognuno di noi aveva subito colto: che il trattamento dei rifiuti provenienti dalla pulizia della spiaggia è un pretesto usato da Eco Demolizioni per mettere radici e farsi gli affari suoi.
Cosa dice esattamente la Provincia?
Dice che nell’impianto proposto da Eco Demolizioni s.r.l. il trattamento dei rifiuti della pulizia dell’arenile sarà del tutto residuale (circa il 10 % della potenzialità totale) e che predominante sarà la produzione di aggregati riciclati. In questo modo smentisce la Società Proponente che tenta di far passare l’impianto del Cesano come una replica più grande di quello di Marzocca ritenuto al momento insufficiente. Anzi, lo scrive espressamente: “L’opera prevista al Cesano non ha il carattere dell’impianto esistente in località Marzocca, dove vengono gestiti i rifiuti provenienti dalla pulizia dell’arenile, ma prevede una b e n p i ù a m p i a attività di trattamento di rifiuti.”
E qui ci siamo capiti. La società proponente mette avanti che l’impianto viene costruito a soluzione del problema dei rifiuti da pulizia della spiaggia e che proprio per questo si vede costretta ad affiancare a questa altre attività definite “sovracomunali”. Noi invece, sulla scorta del documento provinciale, se non di una stretta logica domestica, siamo portati a ritenere che sia tutto il contrario: Senigallia serve a loro più di quanto loro servono a Senigallia.
Tralasciamo però di fare i conti nelle saccocce altrui. Guardiamo piuttosto agli interessi nostri. Il nostro tesoro è l’ambiente costiero in cui viviamo e su cui si stende la Spiaggia di Velluto. Se poniamo l’attenzione alla parte che è di nostro diretto interesse come senigalliesi – la pulizia della spiaggia – ci accorgiamo di cose che non avevamo messo a fuoco occupandoci soprattutto dell’impatto che avrebbe la presenza dell’impianto sul nostro territorio. Basta solo ragionarci sopra.
Proviamo.
E’ lo stesso documento provinciale a metterci in guardia: “I rifiuti della pulizia dell’arenile – come osservato nella gestione dell’impianto sito in località Marzocca – sono costituiti per oltre l’90% in peso da sabbia e per il restante 10% da altre frazioni”.
Questa constatazione lascia un po’ interdetti. Ma come: la sabbia trattata come fosse un rifiuto? Quello stesso fondamento che ci permette di chiamare Senigallia “La Spiaggia di Velluto” diventerebbe un rifiuto? Ma non è un paradosso?
Abbiamo chiesto a chi sa più di noi. La risposta è stata: “dipende”. I materiali indesiderati che si trovano sulla spiaggia sono considerati rifiuti dal momento in cui vengono rimossi. Prendono il cod. 20 03 01 se vengono raccolti, caricati su un camion e portati fuori dall’arenile; se invece vengono trattati sul posto con un tritovaglio mobile possono prendere il cod. 19 12 12.
Ora, cosa succede se del materiale indesiderato estratto il 90 % è sabbia? Sappiamo tutti che per il Codice di Navigazione non si può portare via dall’area demaniale; anzi, una recente sentenza della Cassazione (Cass. sent. n. 11158/2019) loconsidera addirittura “reato di furto aggravato trattandosi di cosa destinata alla pubblica utilità esposta alla pubblica fede”.
Dipende dunque dal modo in cui la pulizia della spiaggia viene fatta se la sabbia è velluto o rifiuto. Se il metodo è quello di caricare su un camion “i materiali indesiderati” e portarli nel luogo di trattamento – poniamo Marzocca – , il 90 % di quel carico è sabbia di velluto umiliata a rifiuto. E’ pur vero che poi la sabbia viene restituita alla sua matrice, ma non esattamente nel posto in cui è stata tolta, ma per quale utilità e per quale economia viene portata a spasso è difficile capire.
Se invece la pulizia della spiaggia viene eseguita sulla spiaggia, come sempre si è fatto, la qualità che separiamo è veramente costituita da “materiali indesiderati” (plastica, organici e quant’altro) che, quelli sì, vanno differenziati e portati al trattamento, recupero o smaltimento; così la rena rimane sull’arenile in tutta la sua gloria.
Abbiamo visto invece che il progetto di Eco Demolizione tira dritto, tanto è vero che subito in apertura del progetto allegramente annuncia che al Cesano si eseguirà il “trattamento” non di rifiuti, ma “di sabbie provenienti dall’arenile.”
E’ proprio così. E ne sono talmente convinti che – guardate un po’ come considerano le sabbie che spostano dalla spiaggia per metterle a trattamento? Le considerano “materie prime secondarie idonee per il ripascimento dell’arenile”. Capito o no? I “ripascimenti” diventano adesso la restituzione della sabbia che loro stessi hanno prelevato! Sta a vedere che all’atto di restituirla (tutta?) alla spiaggia (nostra? nel progetto dicono di sì) ce la fanno anche pagare?
Mica male, però, i riminesi. Stanno scrivendo un capitolo della shock economy
Eh, sì. Sfruttano una crisi come quella della mareggiata nera per costruirci sopra un ristorante per vampiri. In realtà il Progetto non si fa capire bene: dice che verranno usati un “frantoio mobile” e un “vaglio mobile”, ma gli scopi per cui verranno usati – la “produzione di aggregati riciclati da recupero” e il “recupero delle frazioni fini” – rimandano indubitabilmente a un lavoro che si svolgerebbe all’interno dell’impianto e non direttamente in riva al mare.
Allora sarà meglio fissare un principio che deve diventare inderogabile: La sabbia di velluto non è un rifiuto. La separazione delle cose indesiderabili – che noi chiamiamo rifiuti – dalla sabbia che le contiene deve essere fatta sul posto, in modo che questa ricada subito dove si trova e non venga trasportata altrove. Diversamente – come fa Eco Demolizioni a Marzocca e vuole fare al Cesano – trattiamo la sabbia come un rifiuto, con grande dispendio di energia e possibile dispersione dello stesso bene che vogliamo tutelare.
Se così stanno le cose, tuttavia, il Comune di Senigallia ha fatto un errore madornale ad accettare e promuovere il metodo proposto da Eco Demolizioni. Ammesso che di errore si tratti. In quanto stazione appaltante, avrebbe potuto e dovuto richiedere come tecnologia preferita sistemi di pulizia in loco, con l’uso di tritovagli mobili come quelli autorizzati e regolamentati dal D.lgs 152/06, comma 5 dell’art. 208. In questo modo la sabbia (compreso quel 90% che è la quasi totalità del materiale trattato come rifiuto) verrebbe filtrata e pulita sul posto.
Avere preferito la proposta Eco Demolizioni è un fatto gravissimo dal punto di vista economico e ambientale, e indice comunque di una cattiva politica.
Ma come è possibile poi che non abbiano capito? Possibile che il contratto non faccia distinzioni tra pulizia eseguita sull’arenile con immediato rilascio della sabbia e pulizia eseguita in un impianto fuori area demaniale che prevede trasporto della matrice e – se dio vuole – la sua restituzione?
Si direbbe di no. Si direbbe anzi che il Comune di Senigallia, che si vanta tanto dei buoni risultati raggiunti nella raccolta differenziata, per quello che riguarda le aree pubbliche (piazze, parchi, strade e, appunto, spiaggia libera) non fa come facciamo noi nel privato – che ci mettono anche la multa se sbagliamo bidone – non separa i rifiuti ma manda tutto allo smaltimento in discarica. Alla faccia delle buone pratiche e dei rifiuti zero.Ne avete prova se solo date un’occhiata ai cartelli che hanno messo su tutta la spiaggia. Scritto in rosso: “I materiali e le attrezzature abbandonate sull’arenile verranno rimosse e smaltite in discariche autorizzate”. Non dunque differenziati e possibilmente mandati al riciclo.
Il contratto, dite voi? Risente di questa presunzione di chi amministra, di essere sopra le regole che impone agli amministrati. Lo vogliamo rileggere?
Dai.
Il contratto di Appalto Servizi di Pulizia dell’Arenile Demaniale e Opere Accessorie di Manutenzione all’impresa Consorzio Artigiani Romagnoli, società cooperativa che poi girerà la gestione a Eco Demolizioni s.r.l. di Rimini – la decorrenza va dal 1° gennaio 2915 al 1° gennaio 2020 – stabilisce che il gestore presti questi “servizi base”:
a) pulizia della spiaggia tramite raccolta dei rifiuti, il loro trasporto e smaltimento definitivo i n d i s c a r i c a [dunque niente raccolta differenziata];
b) separazione o vagliatura (meccanica e manuale) della sabbia dai detriti con mezzi adeguati [nel linguaggio amministrativo i detriti sono i materiali spiaggiati – dunque un occhio alle maree nere];
c) reintegro ( o r i p a s c i m e n t o ) dell’arenile con la sabbia recuperata dai lungomari e vie limitrofe ivi riversata dall’azione di agenti atmosferici ed eventi eccezionali, e con la sabbia recuperata dalle operazioni di vagliatura mobile o f i s s a [mobile o fissa: dunque il Comune considera possibile il trattamento a terra], che sarà fornita e sistemata in opera dall’appaltatore a titolo gratuito.
- Il ricarico dell’arenile avverrà, ad esempio, in seguito a fenomeni erosivi, per salvaguardare le opere pubbliche (muretto, savanelle, scarichi, scogliere radenti del Cesano ecc.) e tutelare la sicurezza degli utenti [reintegro, ricarico, ripascimento sono termini usati come quasi sinonimi].
- La descrizione dei “compiti specifici” non contribuisce a nessun chiarimento: piuttosto sfuma ambiguamente su differenti possibilità. Eco Demolizioni dovrà infatti provvedere a:
c’) prelievo / accumulo di ghiaia o sabbia compatta da effettuarsi in zone scoperte del litorale nei momenti di secca, o i n a l t r e a r e e individuate dalle Autorità Competenti, a congrua distanza dalla linea di battigia e dalla vegetazione dunale, eseguiti con macchina escavatrice idraulica [“in zone del litorale” lasciando però la porta vagamente aperta ad “altre aree”];
c”) richiesta ed ottenimento delle necessarie autorizzazioni da parte delle competenti Autorità per l’esecuzione di lavori in area demaniale.
Insomma, un capitolato che non mette al centro dell’azione richiesta l’intenzione che sia eseguita il più possibile interamente in loco, ma consente anche che venga svolta anche in altro luogo con trasporto del materiale da trattare. Un capitolato che tratta i termini con indifferenza (in modo indifferenziato. Un capitolato che tiene i piedi in due staffe.
Fino al 2017 Eco Demolizioni separava i rifiuti direttamente sulla spiaggia; a partire dal 2018 comincia a gestire per conto del Comune a Marzocca una stazione di trattamento rifiuti da pulizia della spiaggia che non si trova entro l’area demaniale e rende necessario lo spostamento della massa da trattare, della quale, come abbiamo visto, il 90 % è costituito da sabbia marina.
Mah – possiamo fare un’osservazione? – abbiamo detto che l’appalto entrato in vigore il primo gennaio del 2015 va in scadenza il primo giorno dell’anno prossimo. Perché tanta fretta di consegnare un progetto nelle mani di qualcuno che tra tre mesi potrebbe non avere più nessun rapporto con la nostra città? Perché poi non discutere con i cittadini se non esitano prospettive migliori? Magari riusciamo a convincerli che il nostro punto di vista è migliore, e allora l’oggetto dell’appalto potrebbe essere la pulizia della spiaggia in cui il vaglio venga fatto direttamente sul posto, senza portare via ogni volta camionate di sabbia, e possibilmente senza bisogno di sottrarre un altro pezzo di terra all’agricoltura e al risparmio di suolo. Si troverebbe un nuovo gestore che opera in questo modo.
Eh, hai visto mai che ci stanno a sentire? Si direbbe, tra l’altro, che precostituire un progetto su proposta dell’attuale gestore – sovracomunale per giunta – finirebbe per restringere moltissimo la gamma dei possibili concorrenti e, anzi, quasi a precostituire il risultato della gara – e questo onestamente vorrebbe dire minore contrattualità dell’appaltante e minore vantaggio economico per la comunità a causa di una ridotta e condizionata concorrenza.
Succede invece che gli amministratori del Comune vengono a spiegarci quanto è bello avere un impianto di trattamento rifiuti così grande nel nostro comune – questione che va ben oltre le competenze, che sono, rispetto alla Proposta, soltanto urbanistiche.
Con l’aggiunta che il Comune di fronte a una proposta che è in tutto e per tutto quella di un privato, continua a mantenere la sua ambiguità; perché da una parte ha la società Eco Demolizioni sotto contratto per la pulizia della spiaggia e per la gestione dell’impianto pubblico di Marzocca, dall’altro lo spalleggia e ne caldeggia l’iniziativa prefigurando un fantomatico “Secondo Polo impiantistico a servizio della pulizia della Spiaggia” dove invece sorgerebbe un impianto che nella sua attività quotidiana farà altro. Con quale proprietà poi il Sindaco parla si “secondo polo” lo sa solo lui, dal momento che non risulta questo un obiettivo adottato o approvato da una delibera comunale.
Se poi ci si consente un’opinione nostra, non possiamo certo vedere con favore questo “secondo polo” il cui baricentro operativo sarebbe ampiamente sbilanciato su un interesse privatistico di altro genere e forse addirittura divergente rispetto a quello pubblico della pulizia dell’arenile; diremo anzi che non possiamo condividere nemmeno il primo, per le ragioni che abbiamo già esposto: l’arenile va pulito sul posto e non nella fase del trattamento dei rifiuti.
A che titolo dunque gli amministratori del Comune vengono a spiegarci che la vicinanza dell’impianto non è pericolosa? Toccherebbe all’impresa, se mai, rassicurarci su quello che intende fare. Perché – ripetiamo – si tratta di una iniziativa privata. Una volta era il privato che sponsorizzava le iniziative pubbliche: adesso è il contrario?
In consiglio comunale il Sindaco ha sbottato che telefonerà all’impresa per chiedergli che ritiri la proposta.
Abbiamo sentito. Chissà se a lui rispondono di sì. E ha detto che si sente circondato da ignoranti. In realtà i nostri amministratori ci preferiscono ignoranti, così ci rigirano come gli pare. A loro, per esempio, non dispiace affatto che sorgano comitati tipo “Mai al Cesano” o “Non Nel Mio Giardino”, perché sanno che una simile protesta salverà comunque il Progetto e forse anche la sua localizzazione.
Diciamo però che non sarebbe facile nemmeno per un Sindaco fermare un procedimento che, superate le valutazioni di impatto ambientale, non avrebbe ostacoli se non quello urbanistico per andare a buon fine. Del resto un parere politico ha giustamente poco campo in un procedimento amministrativo. Lo avrebbe se intervenendo in sede di VIA il Sindaco portasse argomenti convincenti e ricchi di contenuti tecnico-giuridici significativi. Questi pareri negativi andrebbero presentati in conferenza dei servizi, ma dovrebbero essere ben motivati. Non è sufficiente dire che gli abitanti non lo vogliono.
Ecco perché abbiamo dedicato tanto spazio per spiegare che realizzare un impianto che pulisce l’arenile fuori dall’arenile come fosse il filtro di un’automobile che si porta dal meccanico non è buona cosa né dal punto di vista ambientale né da quello economico. Ma chi convince adesso il Sindaco che già da Marzocca ha fatto scelte sbagliate e che continua a farle incoraggiato da e incoraggiando i suoi contrattisti e consiglieri?
Una cosa che si potrebbe fare èproporre fin d’ora all’Amministrazione Comunale una nuova base operativa da mandare a gara per la nuova gestione della pulizia della spiaggia. Una base più economica ed ecosostenibile di quella che si prospetterebbe se passasse il Progetto degli Ecodemolitori riminesi. E sperare che il Consiglio non la bocci.
La bocciano.
E allora aggrappiamoci alle criticità individuate dal documento del Dirigente della Provincia (Determinazione Dirigente 692 del 28/06/2019). Sono criticità che rinviano il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Non a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), perché solo i piani e i programmi devono seguire questa procedura.
Tuttavia nel nostro caso ricorre la necessità di cambiare la destinazione d’uso del terreno sul quale dovrebbe sorgere l’impianto; allora la variazione di un PRG (Piano Regolatore Generale) va sottoposta – anche se in maniera puntuale – a verifica di assoggettabilità a VAS, procedura che compete alla Regione.
Qualcuno potrà obiettare che l’art 208 permette in seno il cambio di destinazione d’uso. Questo è vero, ma solo nel caso di impianti di trattamento rifiuti la cui realizzazione sia indifferibile ed urgente, o quando l’impianto da realizzare ha una forte natura pubblicistica e serve ad una comunità. Ma non è questo il caso, trattandosi di un impianto la cui realizzazione nasce da un impulso esclusivamente privato.
Inoltre Eco Demolizioni s.r.l. ha richiesto l’autorizzazione ai sensi dell’art.208 per quantitativi che non sono chiari; allora potrebbe emergere che l’impianto debba passare anche per l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA): autorizzazione che comporta oneri molto più pesanti da rispettare.
Insomma l’irresistibile si può fermare.
In VAS occorrerebbe relazionare il rifiuto urbano 20 03 01 (non differenziato, non pericoloso) che il progetto prevede in ingresso, con il quadro programmatico, ovvero con il PGR (Piano di Gestione dei Rifiuti) della Regione Marche. Infatti, la gestione dei rifiuti urbani è di natura pubblicistica, anche se un ente pubblico può affidarla tramite gara a privati. Un impianto che intende gestire rifiuti urbani entra nel mondo dei ciclo integrato dei rifiuti di una regione, e non ci si può entrare su istanza di parte, ma va gestito con le procedure delle gare pubbliche, da effettuare prima che l’impianto venga realizzato, atteso che serva un nuovo impianto da far entrare nel ciclo integrato dei rifiuti (vedi capo III della parte quarta del D.Lgs. 152/2006 in particolare art. 202 del D.Lgs. 152/2006).
Allora Eco Demolizioni dirà: tolgo il 20 03 01, ma allora decade e viene a nudo la manfrina che loro vogliono costruire l’impianto a servizio dell’attività di pulizia degli arenili.
Se una speranza c’è di raddrizzare la rotta, non buttiamola via e “damose da fa”. Indispensabile però usare la testa più del fegato e battersi sempre per qualcosa che vale.
Questa comunicazione nasce dalla collaborazione con Angela Perini e Catia Fronzi del gruppo “Quelli dell’onda”. L’Onda è libera da compiti di rappresentanza e non parteciperà alle elezioni. Nessuno che abbia impegni elettorali è ammesso a farne parte. L’Onda userà questa libertà per offrire osservazioni e proposte a chi vorrà condividerle anche operativamente. Le cose non basta dirle, ma se non vengono dette nemmeno esistono.