Luglio 1750:

Il passaggio di un rinoceronte

 

luglio 1750: a Senigallia arriva Clara, una celebrità
“il rinoceronte”, Pietro Longhi
(l’animale raffigurato è proprio Clara, di cui si parla nelle cronache Mastai)

 

 

Tra gli avvenimenti che le cronache del Settecento annotano, ci sono i continui e quasi quotidiani passaggi di principi e prelati. Passa l’Elettore di Colonia e viene accolto da salve di cannoni; sosta presso il Castellano e le Autorità si recano a salutarlo. Passano i principi di Brandeburgo, mutano i cavalli alla posta e proseguono per il loro viaggio: dovrebbero sparare le salve dei cannoni, ma di notte non costuma e non succede niente. Passa Johann Kaspar Goethe, che non è nessuno finché Wolfang non farà di lui il padre di un grande poeta; ma ha un cappello rosso in testa e, visto da lontano, può essere scambiato per un cardinale: perciò salve di cannone anche per lui, che ride di gusto a causa dell’equivoco. Arrivano i principi Lambertini, pronipoti del Papa e vanno ad alloggiare in fortezza; bella cena con sorbetti e caffè, e la presenza di dame della città. Passa il Padre Generale degli Zoccolanti, con quattro calessi e parecchi barbassoni al seguito: un lauto pranzo. Arrivano le galere veneziane, il comandante prende terra e va a teatro.

Il passaggio che oggi vogliamo ricordare, avvenuto nel luglio del 1750, è quello di un rinoceronte. Le Cronache Mastai ne parlano brevemente, ma con ammirazione: “In Senigallia è in quel tempo capitato un animale chiamato rinoceronte; bestia che ritrovasi nell’Asia; e detta era femina. Questa bestia mangiava paoli 20 di pane al giorno, paoli 60 di fieno e beveva 14 secchi d’acqua. L’avevano fermata all’Osteria della Campana (che si trovava in faccia a Porta Nuova, più o meno dove oggi è il Bar Italia). Per vederla, alla nobiltà e civiltà facevano pagare un paolo, all’altri mezzo paolo. Venuto qui per trattenersi il padrone di detta bestia per tutto questo mese, in occasione della Fiera”

Una vera meraviglia. Le memorie del luogo non offrono che questa breve nota del conte Giovanni Maria a proposito di rinoceronti: che si vuole pretendere? Ma forse vi farà piacere sapere che la bestia mostrata a Senigallia era ovunque una celebrità, e che si chiamava Clara. Il fatto è che per le strade d’Europa passano più principi che rinoceronti; e quando passa un rinoceronte le cronache lo segnalano con curiosità pari, se non anche maggiore, a quella che riserverebbero al Gran Visir o al pretendente al trono di Scozia. Dovunque vada, Clara lascia segni scritti del suo passaggio. Le notizie riguardanti l’animale mostrato a Senigallia risalgono almeno a dieci anni prima: Jan Sichterman, direttore della Compagnia Olandese delle Indie Orientali con sede nel Bengala accoglie in casa sua un cucciolo femmina di rinoceronte la cui madre è stata ammazzata da genti locali, la prende con sé e le mette nome Clara.

La piccola vive in casa sua liberamente insieme con la famiglia che l’ha adottata finché, nel 1740, Sichterman la dona al capitano di vascello van der Meer che sta tornando in Olanda. Clara sbarca a Rotterdam il 22 luglio 1741 e subito viene presentata al pubblico batavo. La sua visione suscita una curiosità enorme. Incoraggiato dal successo della prima esibizione, van der Meer decide di intraprendere una tournée europea. Costruisce apposta per lei un trasporto speciale, si licenzia dalla Compagnia e parte. A essere precisi, lei è il quinto rinoceronte che viene mostrato in Europa dopo quello del 1515 che vide e disegnò Albrecht Durer; il secondo fu portato alla corte di Filippo II di Spagna nel 1577; due altri vennero a Londra nel 1684 e nel 1739. Ma a tale distanza di anni uno dall’altro le generazioni fanno in tempo a scordarsi come l’animale è fatto, e a meravigliarsene quando se lo trovano davanti.

Queste sono le tappe: nel 1743 Clara è a Bruxelles e nel 1744 ad Amburgo. Successo strepitoso. Nel 1746 è trasferita via Hannover a Berlino, dove riceve visita dal re Federico II di Prussia; poi continua il suo viaggio attraversando Francoforte sull’Oder, Breslavia e Vienna, dove riceve un’accoglienza trionfale ed è scortata da otto guardie impennacchiate. Nel 1747 passa per Ratisbona, Dresda, Lipsia; trascorre l’estate nell’aranceto del castello di Kassel; a novembre è a Mannheim ospite dell’albergo del Pavone e a dicembre si ferma a Strasburgo per la Fiera di Natale. Nel 1748 Clara visita la Svizzera: Basilea, Zurigo, Berna, Sciaffusa; poi torna in Germani, ad Augusta, a Norimberga, a Wurzburg. Dopo un probabile ritorno a Leida, l’ammirato pachiderma va a Parigi, dove Luigi XV la riceve nella reggia di Versailles. Rimane cinque mesi là, e ottiene un successo prossimo al delirio: si pubblicano libri, epigrammi, canzoni su di lei; una nave viene battezzata col suo nome; viene lanciata una moda di parrucche alla rinoceronte. E’ visitata dal naturalista Buffon. Il pittore Ondry la ritrae a grandezza naturale. Poi comunicia il suo viaggio in Italia: partita per nave da Marsiglia, tocca Napoli e Roma: dal marzo 1750, soggiorna alle terme di Diocleziano. E’ qui che, per motivi di sicurezza, le tagliano il corno. Durante l’estate è trasferita a Bologna, dove giunge in agosto; ma, dato che era di strada, non è voluta mancare all’appuntamento della fiera di Senigallia, che si tiene in Luglio; e a sua volta il cronista Mastai non ha mancato di andarla a vedere. In ottobre è a Milano e a fine gennaio dell’anno successivo a Venezia per il Carnevale. L?esibizione veneziana frutta a van der Meer 4000 ducati, che l’olandese prontamente perde al gioco.

Ma è proprio a Venezia che Clara incontra un pittore d’eccezione come Pietro Longhi. I committenti del dipinto sono due: i nobili Giovanni Grimani e Girolamo Mocenigo, e i dipinti sono appunto due: uno è conservato a Ca’Rezzonico a Venezia; l’altro nella National Gallery di Londra. Clara vi compare di profilo; e, su una tribunetta, si vede un giovane signore (probabilmente van der Meer) che brandisce il suo corno. Il figlio di Pietro Longhi, Alessandro, mette anche in rima l’avvenimento dipinto nel quadro di suo padre: Il gran rinoceronte qui si vede/dall’Africa condotto in sto contorno/e della belva smisurata in fede/del suo naso cornuto eccovi il corno. Non ci metteremo adesso a disquisire sull’errore del giovane Longhi precisando che Clara ha un corno solo e pertanto non viene dall’Africa, per non replicare il dialogo stralunato di una celebre pièce di Ionesco.

Il viaggio continua; dopo essere passata per Verona, la rinocerontessa ritorna a Vienna; poi è a Praga, a Varsavia, a Cracovia, dappertutto ammirata, vezzeggiata, ritratta. Muore a Londra nel 1758. Se c’è una morale in questa vicenda, scaturisce da sé: non sottovalutate i rinoceronti; se siete storici, fate molta attenzione ai contesti; se siete nobili o importanti, rispettate la dignità del mostro e rassegnatevi a essere meno importanti di lui. Del resto, i Mastai dovettero aspettare di avere eletto un papa per diventare nel mondo più famosi di Clara, che loro ammiravano al prezzo di un paolo mentre mangiava la sua biada e beveva nel secchio all’interno di un recinto, nell’antica fiera.

 

     Leonardo Badioli

 

 

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