Franco Livi allena gli avversari di Rafa Nadal
Tre ragazzini passano accanto ai campi dell’Aorangi Park e si fermano increduli, al settimo cielo: “Guarda. c’è Nadal che si allena!”. Da lontano si nota il dritto mancino e la palla arrotolata, ma le corde fanno un suono diverso e anche la figura è diversa. “Ma non è lui, però gli somiglia…”
Nadal ha un clone. Il suo nome è Franco Livi. Habla espanol anche lui, sebbene sia nato a Macerata ma, a tre anni, la sua famiglia si trasferì in Argentina, nel sud della Patagonia. “Il mio papà insegnava tennis, così ho iniziato perché, come dite voi, stavo sempre tra i piedi”. Prometteva, il ragazzino, ma c’era un ostacolo insormontabile, i soldi. “Beh, il tennis è uno sport costoso, e nella vita non tutto si può avere”.
Oggi può dirlo con leggerezza: la vita gli ha restituito qualcosa. Franco Livi s’è inventato il mestiere da doble di Rafa Nadal. Il clone del numero uno. “Mi chiamano gli altri tennisti, quando devono affrontarlo, per prepararsi ai suoi colpi. Riesco a imitarne alla perfezione i suoi rimbalzi, essendo mancino anch’io”. Gentile e simpatico, trentenne, Livi è per l’Atp il George Clooney degli sparring partner. Con il tennis aveva chiuso, anni fa. “Ritornammo in Europa, ma non in Italia: a Cadice, poi a Madrid. Avevo 13 anni e la racchetta l’avevo proprio dimenticata”. Eppure doveva essere scritto nel destino che ci fosse qualcosa tra lui e il tennis. “Mio padre aveva iniziato ad allenare al Club Internazionale di Majadahonda, e cominciai anch’io a essere uomo di campo”.
Da un campo di club, a quelli dell’ATP e degli Slam però ce ne corre. “E’ stato un caso, e risale a cinque anni fa: c’era il torneo di Madrid, e un amico mi ha “raccomandato”, perché c’era qualche tennista che aveva bisogno. Così sono corso alla Caja Magica”.
Franco Livi si è trovato a far palleggiare gente come Nishikori, Berdych, Bautista Agut: siccome nel tennis nulla sfugge, ecco che il nuovo personaggio viene notato anche da un big come Djokovic, che ne intuisce l’utilità: preparasi ai colpi di Nadal. “Novak: la sua simpatia è ancora più grande che dall’esterno. E’ amichevole, divertente”. Il caso Madrid non è isolato: due settimane dopo viene chiamato a Pechino, poi deve volare perfino negli Stati Uniti. “Fortunatamente l’Atp mi riserva lo stesso trattamento dei giocatori, sebbene io abbia cominciato solo per stare coi migliori giocatori al mondo, migliorare professionalmente. Una full immersion meravigliosa”.
I “clienti” sono aumentati, così come le specifiche richieste tecniche: “Io gioco liftato, ma i piace giocare anche piatto. Eseguo quello che mi viene richiesto, così passo dal topspinn al serve and volley”.
Mancava solo la ciliegina, ed è arrivata. “Carlos Moya mi ha chiamato, e mi ha chiesto se ero libero per due colpi con Rafa”. Che aveva scoperto il trucco degli avversari. L’originale e il clone, uno di fronte all’altro. “Oh non so se l’ha fatto per evitare che altri mi “usassero” contro di lui, comunque è stato bellissimo”. Chi li ha visti, quel giorno, ha giurato di aver avuto un deja-vu continuo.
Paolo Rossi, Londra, inviato di Repubblica