L’orticaria è una patologia dermatologica caratterizzata dalla comparsa di pomfi pruriginosi e fugaci, causati dalla produzione e liberazione nel derma di sostanze come istamina, leucotrieni, prostaglandine, serotonine, citochine, ecc. L’orticaria può mettere in pericolo la vita del paziente quando si arriva alle forme acute di edema della glottide e può diventare una patologia cronica con delle acutizzazioni e quasi sempre rimane una spia di altre patologie ed anche alcuni tipi di neoplasie. Spesso in un paziente ci sono più cause che accendono la spia dell’orticaria perciò è importante indagare per individuare le cause ed eliminarle per convivere con questa spia in modo tranquillo.
Ci sono persone predisposte geneticamente ad avere questa spia, creata per salvaguardare la salute, per avvertire quando si ha un comportamento non salutare. Tanti alimenti, farmaci, coloranti, conservanti, additivi di sintesi, possono accendere la spia avvertendoci della tossicità di queste sostanze. Escluse le patologie tumorali, l’attenzione si deve concentrare nell’adottare un’alimentazione priva di sostanze istaminoliberatrici e di solito la terapia per l’orticaria viene accompagnata da un’alimentazione dove alcuni alimenti devono essere esclusi. Tante volte anche osservando con cura queste guide alimentari i risultati rimangono scarsi ed il paziente deve assumere cortisone ed antistaminici per lunghi periodi.
Perché? Perché non basta l’elenco, ma rimane importante il modo in cui vengono cucinati gli alimenti permessi. La cucina prolungata, oltre il tempo di cottura o al forno, sviluppa sostanze tipo catrame che sono considerate sostanze cancerogene ma che vengono segnalate anche sul corpo con la comparsa di prurito e orticaria in alcune persone. Più si consuma frutta e verdura cruda e si usa la cottura a vapore rispettando i tempi di cottura, meno sostanze allergizzanti e cancerogene si sviluppano. Le ricette che prevedono carne, verdure, olio, mescolati e cotti a lungo, fanno sviluppare l’acrilamide, tossica anche per il sistema nervoso. L’acrilamide si forma nei cibi cotti a temperature che superano i 120°C come patate fritte, fiocchi di cereali, alcuni tipi di pane, di biscotti, di pasta ecc. L’uomo ha iniziato a consumare l’acrilamide quando ha cominciato a cucinare il cibo. Il cancro veniva chiamato dagli antichi MORBUS PROMETHEI, malattia di Prometeo, e oggi possiamo vedere le conseguenze di un uso eccessivo del fuoco che trasforma le sostanze nutrienti in diversi veleni che si sviluppano nei cibi arrostiti e tostati. In conclusione, più l’alimentazione è semplice, più siamo salvaguardati nella salute.
dott. ssa Petronela Nita, specialista in dermatologia