di Flavio e Gabriela Solazzi
Nei 32 anni di pontificato, il più lungo nella storia della Chiesa, molte statue furono erette a colui che dei nostri concittadini è certamente il più noto in tutto il mondo, Giovanni Maria Mastai Ferretti, salito al soglio pontificio con il nome di Pio IX. Non sorprende, pertanto, che uno di questi simulacri sia presente anche nella Basilica di Sant’Ambrogio dedicata al Santo protettore di Milano e simbolo della metropoli lombarda, del quale i cittadini sono molto consapevoli e fieri.
Il tempio con i suoi reperti documenta circa 1.600 anni di storia della città. Un imponente quadriportico immette all’interno della chiesa, che è a tre navate. Appena si entra, allo sguardo del visitatore si propone subito, sul lato destro della navata centrale, un’imponente statua di marmo bianco. Le persone non pratiche del luogo hanno l’immediato impulso di approssimarsi e di vedere in questa gigantesca scultura un’immagine di Ambrogio, il solerte e capace funzionario imperiale che era governatore dell’Italia settentrionale. Egli, acclamato vescovo dal popolo milanese nel 374 prima ancora di essere battezzato, fu maestro di Sant’Agostino ed è venerato tra i Dottori della Chiesa.
La grande statua, che sembra accogliere il visitatore, non ritrae però il protettore di Milano, il Santo Milanese per eccellenza, bensì Pio IX. Ad evitare una sgradevole confusione identificatoria, come dimostra la foto piccola, sul lato destro del basamento della statua in forma molto discreta un cartellino precisa che il personaggio è il Beato senigalliese. Autore dell’opera, eseguita nel 1880, fu il valente scultore lombardo Federico Confalonieri. A lui si devono altri celebrati monumenti, dedicati ad Alessandro Manzoni e a Giuseppe Garibaldi a Lecco e ad Antonio Stoppani e ad Antonio Rosmini a Milano.
Seppure abituati all’espressione sorridente, che figura in tutti i ritratti del nostro Pontefice, ci ha particolarmente colpito una foto dal sotto in su di questa statua, che conferisce al volto di Pio IX una espressione di innocente bonomia. Anche l’alto piedistallo della scultura presenta vari motivi di interesse. Nella faccia anteriore incisi nel marmo figurano in latino, con le solite formule dedicatorie, l’anno dell’inaugurazione del monumento e la precisazione che esso fu costruito con fondi provenienti dal clero e da comuni cittadini. La faccia destra ha una decorazione di bronzo a forma di corona di alloro, sulla quale si legge: “1 Novembre 1894 (sic). A Pio IX nel primo centenario della nascita i cattolici milanesi, auspice la sezione giovani del comitato diocesano”. Più evocativa è la scritta sulla faccia destra, sempre su applicazione in bronzo: “In riparazione agli oltraggi fatti alla salma di Pio IX nella notte del 13 luglio 1881”.
Alla morte (1878) la salma di Pio IX venne provvisoriamente deposta nella Basilica Vaticana. Il Papa aveva lasciato scritto che desiderava essere sepolto a Roma in San Lorenzo al Verano, che la sua tomba fosse rigorosamente semplice, che recasse solo il suo nome con un invito a pregare per lui, che come stemma gentilizio figurasse un teschio. Gli venne eretta invece una cappella-mausoleo ricca di artistici mosaici raffiguranti anche 640 stemmi araldici, tra cui blasoni di nobili famiglie e di città (anche quello di Senigallia). A lavoro ultimato fu deciso che il trasporto della salma da San Pietro a San Lorenzo al Verano avvenisse il 13 luglio del 1878, di notte per evitare possibili incidenti e manifestazioni di piazza. Il corteo fu assalito da dimostranti anticlericali che volevano spingere il carro funebre verso il ponte Sant’Angelo e farlo precipitare nel Tevere. Contro di essi reagirono coloro che seguivano il feretro con le torce accese. L’indegna gazzarra tardò a placarsi fino all’arrivo di un numero adeguato di militari.
Alcuni anni fa, frequentando la Basilica di Sant’Ambrogio, avevamo raccolto notizie su questa statua di Pio IX e ci era stato detto che si progettava di rimuoverla dall’interno del tempio per collocarla in uno dei giardini del chiostro ambrosiano. Non sentendoci né guelfi né ghibellini, ma mossi semplicemente dalla nostra “senigalliesità”, intavolammo vari incontri con i responsabili per esaminare la fattiva possibilità che il monumento, anziché essere recluso, potesse essere trasferito a Senigallia ed esservi adeguatamente collocato. Alla nostra richiesta (che aveva suscitato un interesse diciamo tiepido presso i nostri prelati ed un entusiasmo vivace nei rappresentanti del Comune) si contrapponeva una analoga sollecitazione da parte della città lombarda patria dello scultore Confalonieri, autore del monumento.
A dirimere l’attribuzione fu un fattore estremamente materiale: l’enorme peso della struttura. Essa si poteva rimuovere soltanto con l’ausilio di mezzi meccanici pesantissimi; introdurli all’interno della Basilica Ambrosiana avrebbe potuto compromettere la tenuta del pavimento.
Così Pio IX ci aspetta ancora là, tra fedeli e turisti. Ci piace pensare che quando si avvicina un Senigalliese il suo volto si illumini con l’espressione compiaciuta e sorridente che risulta nella foto.