(Per non) distruggere lentamente il nostro Pianeta
L’anno che si chiude ha partorito finalmente una traduzione italiana di Planet Earth / The latest weapon of war, pubblicato per la prima volta nel 2001. L’autrice, Rosalie Bertell (in alto nella foto) – scienziata, attivista ambientale, femminista e suora cattolica statunitense, nove lauree honoris causa tra cui il Right Livelihood Awars, il Nobel alternativo che viene ogni anno assegnato a Stoccolma qualche giorno prima del Nobel, ha promosso la costituzione di una Commissione Media internazionale per portare aiuto e cure mediche alle vittime di Bhopal e a quelle di Chernobyl.
Solo nel 2011 il suo libro ottenne una traduzione in tedesco, sotto il titolo Kriegswaffe Planet Erde, un anno prima che morisse, ottantaquattrenne. Fin dalla prima apparizione era raccomandata e attesa (particolarmente da Chiara Corazza dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) una traduzione italiana, ma solo da quest’anno 2018 per le edizioni Asterios si può trovare il libreria Pianeta Terra / L’ultima arma di guerra.
La presente edizione è figlia degli aggiornamenti portati da quella tedesca e propone in apertura il testo di un’intervista che l’edizione inglese non conteneva. Ne proponiamo qui una parte, per la diretta attinenza che vi si stabilisce tra attività militare volta a usare il clima come mezzo di guerra, e l’informazione indispensabile all’autodeterminazione dei popoli, sulla quale si fonda ogni democrazia.
Leonardo Badioli
Rosalie Bertell
Distruggere lentamente il nostro pianeta
in Pianeta Terra / L’ultima arma di guerra
Asterios, 2018
pp. 27-28
Mentre la comunità civile della Terra ha cercato di liberarsi delle armi nucleari negli ultimi 65 anni, alcune nazioni sviluppate economicamente si sono tranquillamente avventurate nell’arena della geo-guerra. I geo-armamenti sono stati di recente introdotti al grande pubblico come un “nuovo” modo, ad alta tecnologia, per limitare le conseguenze del riscaldamento globale, che è stato chiamato geoingegneria. La geoingegneria è definita come l’ingegnerizzazione climatica su scala planetaria dell’atmosfera: il che significa manipolare il clima, gli oceani, l’intero pianeta. I metodi che vengono proposti sono già diventati una realtà nonostante la totale assenza di un pubblico dibattito, senza alcuna informazione, senza una supervisione democratica. Questa realtà è basata su una profonda comprensione del sistema terrestre, acquisita grazie alle esplorazioni spaziali, e sta crescendo esponenzialmente.
Perché questi piani non sono stati resi noti e discussi pubblicamente, specialmente nelle cosiddette democrazie, dal momento che sono cominciati subito dopo la seconda guerra mondiale?
A questa domanda risponde un geoingegnere al congresso del febbraio 2010 dell’Associazione Americana per lo Sviluppo delle Scienze:
“…numerosi studi suggeriscono,tuttavia, che la gente giudichi principalmente in relazione ai propri valori, credenze, visione del mondo ed emozioni. I fatti giocano un ruolo secondario. Questo divario non può essere colmato riempiendo la gente di fatti, o cercando di rendere il pubblico scientificamente più acculturato.” […]
La segretezza è una caratteristica intrinseca della cultura militare; ma le conseguenze di questi esperimenti globali hanno profondi impatti sulla vita stessa. La collettività e tutto ciò che mantiene la vita sono sotto attacco e nessuno ha considerato né provato a ipotizzare le possibili conseguenze, né tantomeno ha cercato approvazione o permesso dalla collettività a rischio.