“Insistisci!”
Wanda Badioli Coen, amatissima professoressa del Ginnasio, racconta in un elzeviro del 1956 una partita di calcio della Vigor Senigallia.
Dalla grande stanza squallida affacciata su Via Margherita, dove la vista posa sui tetti e le terrazze dell’Asilo, della Palestra e quelle più lontane di Piazza del Duomo, udivo la domenica i clamori che venivano dallo Stadio. Un tempo frequentavo lo Stadio, e conoscevo la robusta gioventù che esercita polpacci e polmoni sui prati e le gradinate del Campo Sportivo. Non facevo il tifo perché non sono appassionata di sport, solo qualche volta se mi accadeva di seguire un’azione ben condotta mi si accendeva un entusiasmo estetico che somigliava al tifo: ma per lo più vedevo nel campo giocatori buttati rudemente a terra rotolarsi seduti sull’erba accanto alle porte e sulle tribune uno svolazzare di cravatte fuori dalle giacche aperte e cappelli buttati all’indietro nell’impeto del grido: “insistisci!”
Non so se questo grido sia passato di moda e soppiantato da qualche altra geniale trovata: allora mi pareva straordinariamente senigalliese, cioè simpatico.
Simpatia emana dalla personalità del senigalliese, sia nel massiggio e arguto dongiovannismo che si annida intorno al Caffè Pizzi, sia nella patetica bohème che gravita intorno al Giampaoli, accesa di passioni letterarie e politiche, sia nei colti signori che, appoggiati al muro di una farmacia, guardando passare la fiorente gioventù, pensano ai quadri del Tiziano e di Giorgione e alle novelle di Matteo Maria Bandello.