Il viscerale Enrico David alla Biennale di Venezia
Tre gli italiani selezionati
Tre sono gli artisti selezionati a rappresentare l’Italia alla prossima Biennale Arte a Venezia in programma dall’11 maggio al 24 novembre 2019. “Internazionalità, contemporaneità, creatività – ha dichiarato Alberto Bonisoli, Ministro per i beni e le attività culturali – sono le parole che caratterizzeranno il progetto del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia grazie al contributo di questi tre protagonisti dell’arte, le cui opere daranno vita ad una mostra originale e innovativa sotto la guida esperta di un curatore loro coetaneo”. Tra loro un marchigiano.
Enrico David nasce ad Ancona nel 1966. Nel suo Curriculum c’è un diploma all’ambitissimo St. Martin’s College: “All’epoca le grandi promesse dell’arte studiavano al Goldsmiths, mentre al St. Martin’s studiavano i futuri creativi della moda, da Stella McCartney ad Alexander McQueen e John Galliano. “Eravamo una bella squadra di 25 giovani, molto unita e molto motivata” così aveva raccontato nell’intervista a La Lettura, Corriere della Sera in cui aveva ricordato la nomination, primo tra gli italiani al Turner Prize, edizione 2009. Una nomination arrivata quasi per caso, in qualche modo a sorpresa. “Non ho vinto ma mi ha fatto conoscere” visto che si trattava di un artista comunque fuori dal giro delle grandi gallerie. Tutto nasce, per David, che oggi vive e lavora tra Londra e Berlino, da “un naturale dialogo tra pittura, scultura e installazione”(qui sotto: Untitled, 2018). E da un immaginario “che attinge all’artigianato, all’arte popolare, al design del XX secolo, alla pubblicità, alla moda ma anche all’arte più tradizionale, dal Surrealismo all’Espressionismo, dal Déco al Giappone classico”. David definisce il proprio lavoro “degno di un artigiano industrioso”; quello di Damien Hirst, “qualcosa di industriale, perché deve comprare uno squalo, trovare un contenitore, riempirlo di formalina, insomma una fatica enorme”. Tra i contemporanei ama Hockney; tra i classici, un italiano: Giotto “grandissimo, per la semplicità e per il senso del grottesco con cui ha saputo rappresentare episodi tragici”.