RELAZIONE DEI GRAVI DANNI CAGIONATI DALLE DIROTTE PIOGGIE
E ORRIBILI TEMPORALI NELLA CITTA’ DI SINIGAGLIA
il dì 23 Luglio 1763
Essendosi stampata in alcune Gazzette, e particolarmente in quelle di Foligno, la relazione di quanto è accaduto in questa Città nel giorno dei 23 del passato luglio così lontana dal vero anche nelle sue più essenziali circostanze, si è stimato bene per disinganno del pubblico di far imprimere in questa Città la seguente distinta ed esatta relazione dell’occorso.
Per cagione delle direttissime piogge cadute ne’ due giorni 21 e 22 del suddetto mese di luglio, la mattina dei 23 crebbe talmente il nostro fiume che uscì affatto dal canale ed innondò tutte le strade adiacenti al medesimo, con gran danno de’ mercanti che avevano i loro fondachi e magazzeni per quella parte. Ma il danno maggiore è seguito entro il detto canale poiché, essendo pieno di bastimenti e barche d’ogni sorte e venendo piena del fiume con grandissimo impeto e molto alta sopra le sponde, le medesime navi talmente si spinsero ed urtarono fra di loro che alcune di esse, rotti i canapi a’ quali erano affidate, col loro impeto, alle ore 10 dei 23, rovesciarono affatto il ponte lavatore che taglia il canale per mezzo e questo strascicò seco con altre barche, che pure con grossi canapi erano ad esso raccomandate.
I bastimenti che sono interamente periti o arenati ascendono al numero 13, alcuni de’ quali erano anche carichi di merci, e quelli poi che hanno sofferto qualche danno sono in numero 14, onde il pregiudizio è stato di molta considerazione, benché ancora non possa sapersi il preciso. Sono periti 3 uomini in tutto, i di cui cadaveri il mare ha susseguentemente ributtati sulla spiaggia (…).
I laterali del nostro porto, massimamente dalla parte della Città fino all’altro ponte de’ Cappuccini, hanno moltissimo patito in più luoghi e segnatamente la nuova porta previsionale detta de’ Cappuccini, eretta appresso il detto ponte con l’annesso quartiere de’ soldati.
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Antonio Colonna Branciforti, Presidente de’ Stati d’Urbino, colla sua presenza e indefessa vigilanza non può dirsi quanto abbia contribuito a prevenire le più funeste conseguenze che seco tirar poteva questo disastro, massime con far estendere buon numero de’ soldati lungo la spiaggia del mare da ambi i lati della Città, perché restassero sicure dai ladri la robba e mercanzie che rigettava il mare, delle quali parte si va recuperando per le diligenze che si fanno praticare da questo Illustrissimo Magistrao ed Illustrissimo Signor Luogotenente Donato Fucci Mastini con gl’Illustrissimi Signori Deputati Nobili, procurando che si estraggono dall’acque i bastimenti sommersi e non infranti intieramente.
Li mercanti di lini e canale, siccome anche i Greci, Armeni ed altri di Levante che avevano le loro botteghe di tavole lungo il canale, sono stati in gran pericolo di vita, ma, grazie a Dio, nessuno di loro è perito e la loro roba si è quasi tutta salvata, benché abbiano sofferto un grand danno.
Non minor pregiudizio ha patito la campagna, perché le acque impetuosissime e l’innondazione seguita d’ogn’intorno ha trasportato via molti cavalletti di grano e interito quello che era già mezzo tritato sull’are. Anche i granturchi hanno sofferto moltissimo danno, specialmente quelli vicini ai fiumi e al pendio delle colline.
La fiera, che era piena di nobiltà e di allegria, si rese languida e mesta per questa improvvisa disgrazia, si fece però ricorso all’aiuto di Dio, con essere stato celebrato un devoto triduo con l’esposizione del Santissimo Sacramento nella Chiesa Cattedrale in onore della Madonna Santissima detta del Duomo e che ivi si venera con somma divozione e frequente concorso di popolo, per assicurare in venire questa Città e porto da qualunque straordinaria innondazione ed escrescenza dell’acque.
(Cronaca e documenti 1746 – 1763 a cura di Sergio Anselmi, Edoardo Fazi, Renzo Paci)
Insieme con l’apprezzamento per la pubblicazione del racconto dell’alluvione devo correggere però la data: non 1763 ma 1765. Il suggerimento mi viene da Rossano Morici, che è sempre molto preciso su queste cose. Ci sono varie cronache dell’avvenimento: una è quella del Giornale del Pesaresi; un’altra la ricavo qui per qui dagli annali di Giovanni Monti Guarnieri, che riporta una nota del Console di Venezia. Ve la aggiungo qui sotto. Entrambe confermano la data del 1765.
“Il 22 luglio 1765 fiumana. Il console di Venezia il 28 così scrive ai cinque Savi della Mercanzia: Lunedì scorso 22 corr. principiò una dirottissima pioggia con forza e impeto di vento così fiero e spaventoso che oltre a non aver mai cessato in d.o giorno proseguì tutta la notte con tale violenza che gonfiatosi in estraordinaria maniera il canale, si vedde in un momento inondata tutta la parte della città con il med.mo confinante in modo che tute le botteghe de’ Greci e Levantini con le loro respettive mercanzie di cottoni, sodi, filati, borri, caffè, lino ed altro galleggiavano nell’acqua. Il tumulto e gridori di poveri mercanti, il vederli fra l’acqua piangere le loro sostanze, il pericolo che loro sovrastava con la rovina di case, commosse tutta la città ad accorrere in loro sollievo. Ma sulle ore 9 del martedì non potendo più reggere il ponte che attraversava il detto canale per la comunicazione, parte della veemenza della fiumana, e parte, dalla forza che facevano le gomene a quello raccomandate per la disperata sicurezza delle barche, precipitò improvvisamente pigliando di mezzo diverse delle med.me che urtando l’una con l’altra andiedero la maggior parte in rovina e fracasso, di modo che fralle naufragate e quelle in marina si contano cinquanta barche in traverso. Della povera gente sommersa, stroppiata e ferita per quanto è a notizia comune si discorre possi ascendere il numero a circa trecento. Il danno universale caggionato da questa luttosa disgrazia senza comprendere il scompiglio della Fiera e del Traffico si valuta a circa mille cinquecento zecchini.